Difficoltà e speranze per la ripresa: storie di donne ciociare ai tempi del virus, due imprenditrici e un'ispettrice

La segretaria provinciale della Uil
di Stefano De Angelis
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 18:24 - Ultimo aggiornamento: 20:56


Le difficoltà economiche, il crollo dei fatturati e le bollette comunque da pagare. L'emergenza sanitaria ha inciso pesantemente sui negozi e sulle attività produttive “fermate” dalla pandemia. Da un lato le scorie ancora calde delle ripercussioni, dall'altro l'incertezza, i dubbi, ma anche la consapevolezza di dover ricominciare, magari provando a sbarcare su canali commerciali alternativi per accelerare la ripresa.
Storie di donne ciociare, due imprenditrici e un ispettrice forestale in contatto con l'industria del legno e della carta, raccolte dalla segretaria provinciale della Uil, Anita Tarquini. Lei è stata eletta ai vertici del sindacato territoriale a maggio dello scorso anno e subito si è trovata ad affrontare e a gestire uno scenario inatteso e quanto mai complicato per l'irruzione del Covid nella vita quotidiana. Da donna, dunque, non poteva che non farsi portavoce di testimonianze al femminile, di sensazioni e stati d'animo, di storie rosa ai tempi del Coronavirus. Esperienze diverse, ma simili per problemi e criticità.

La prima è quella di Tiziana, titolare di un negozio di computer e assistenza informatica. E' rimasta aperta anche durante il periodo di stop, di lockdown, come prevedeva il codice Ateco.

“Le prospettive sono terribili, il futuro tutt’altro che roseo, almeno ad oggi - ha spiegato Tiziana -. Sarebbe stato meglio rimanere chiusi perché non abbiamo visto alcun cliente in queste settimane. Il fatturato è stato pari a zero ed essendo stati aperti non rientriamo nelle categorie che fanno parte di quelle per le quali lo Stato ha previsto degli aiuti. Bollette e altre spese, però, sono arrivate puntualmente. Ad oggi ho ricevuto solo i 600 euro che non sono sufficienti neanche a pagare un mese di affitto. Neanche il bonus baby sitter è stato saldato. Abbiamo fatto assistenza in remoto che in termini economici non ha portato nulla. Per noi poi adesso parte un periodo, quello estivo, che usualmente è poco producente e porterà a un altro calo del fatturato. L’unica strada - conclude Tiziana - è quella di stringere i denti e sperare”.

L'altra storia è quella di Tamara. E' impegnata nel settore della vendita del caffè, un’attività che stava decollando prima dello stop imposto dal virus: “Le criticità sono state diverse - racconta -: macchine del caffè rimaste ferme negli uffici, chiusura per dieci giorni durante le settimane di picco. Abbiamo sofferto un po' non potendo servire neanche la nostra clientela consolidata. Ovviamente ci sono state delle perdite anche se non irreparabili. Tutto sommato possiamo dire di aver retto bene l’urto e ora speriamo di poter riprendere l’attività in pieno. Siamo pronti ad approdare sul web - sottolinea Tamara - e ampliare il nostro bacino d’utenza oltre i confini regionali e perché no anche nazionali”.

L'ultima è quella di Maria Rita, ispettrice forestale per enti internazionali e italiani che si occupano di rilasciare certificazioni per imprese del comparto legno e carta. Lei vive in Lombardia: “Ricominciare a lavorare girando per le varie aziende in cui effettuo controlli - spiega - è stato un po’ problematico. Ho ripreso il 4 maggio, ma sia io che i referenti delle ditte con cui interagisco durante i miei audit abbiamo convenuto quanto sia paradossale e decisamente un po’ complicata la situazione, considerando che, portando obbligatoriamente le mascherine, non è possibile neanche vedersi in viso, aspetto fondamentale nel mio lavoro. C’è un senso di prudenza diffuso”, conclude Maria Rita, che ha anche evidenziato le modalità di svolgimento delle riunioni: “Pochi presenti, tutti a distanza e saluti da lontano fatti con un cenno del capo”.

Le tre testimonianze sono state raccolte durante un'indagine condotta per analizzare le difficoltà durante l’emergenza sanitaria.

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