Coronavirus, il virologo Stracci: «Non siamo presuntuosi come
a Milano: siamo vicini a zero contagi, ma occorre prudenza»

I virologo Stracci
di Italo Carmignani e Fabio Nucci
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Martedì 2 Giugno 2020, 08:12


PERUGIA "La prudenza ha un solo occhio, il senno di poi ne ha tanti”. A distanza di quasi tre secoli, le parole di Goethe sono sempre attuali e con riferimento all’epidemia covid-19 più che mai necessarie. Anche se, come sostiene Fabrizio Stracci, epidemiologo del comitato tecnico-scientifico della Regione, è meglio esserlo in una situazione positiva. I numeri umbri del contagio, infatti, confermano un rischio infezione basso, con sei giorni consecutivi senza nuovi casi e un solo positivo in sette giorni. In calo anche i possibili asintomatici che in tre settimane, stando al modello epidemiologico della Regione, sono scesi da 400 a circa 50.
Dall’otto aprile i nuovi casi settimanali sono scesi sotto quota venti e dai 1.093 positivi di marzo si è passati ai 298 di aprile, fino ai 38 di maggio. Ma è ancora presto per dire che l’epidemia è terminata. «Terminata è una parola grossa – dice il docente di Igiene e prevenzione dell’UniPg – io sono più per la prudenza a differenza “del presuntuoso di Milano”. È comunque un fatto che le cose in Umbria vadano bene e che gli effetti degli assembramenti non si siano visti da nessuna parte. Attualmente le condizioni sono ottimali ma questo non c’entra niente col fatto di essere o non essere prudenti, che è un’altra cosa. Essere eccessivamente fiduciosi che tutto vada bene è un rischio inutile, mentre tenere conto che le cosa vanno bene, riaprire e andare avanti con cautela mi sembra una buona cosa». Tutti gli indicatori portano verso l’azzeramento dei valori del Covid-19 che nonostante le mutate condizioni, anche ambientali, continua a circolare. «Anche se fosse vero che per il sole, per la sua carica virale o per la sua attenuazione, che andrebbe provata, il virus fosse meno aggressivo, è comunque meglio essere prudenti che faciloni. Perché se invece il contagio ripartisse sarebbe un problema».
Resta l’incognita degli asintomatici la cui stima, considerando il modello messo a punto dall’ingegner Fortunato Bianconi del comitato tecnico-scientifico, riporta anche in questo caso di un valore sotto controllo. «Questi modelli non vanno presi come se fossero l’oracolo, hanno dimostrato anche di riprodurre degli errori. Il nostro ha funzionato abbastanza bene e alcuni giorni fa ne stimava una sessantina con un intervallo di confidenza abbastanza ampio. Ora sono passati altri giorni e il numero oggi potrebbe essere sceso vicino a cinquanta».
Altra incognita i movimenti tra le regioni, col rischio di nuovi contagi che potrebbe essere “importato”. «Anche questi rischi andrebbero gestiti», aggiunge Stracci. «Certo, in un quadro di prudenza, dovessimo ricevere delle persone preferiremmo riceverle da posti dove non c’è più contagio, ma se parliamo di regioni con bassa carica, dove non si producono nuove ospedalizzazioni, questi casi si possono comunque gestire.

Anche se ci fosse una qualche trasmissione del virus, potrebbe comunque essere controllata coi sistemi di identificazione e isolamento: a patto che funzionino bene»

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