'Ndrangheta viterbese, il Comune chiede 500mila euro alla banda sotto processo

L'attentato incendiario alla ditta Grazini Traslochi
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 2 Giugno 2020, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 13:49
«Una banda di albanesi e calabresi con un piano ben preciso: marcare il territorio e prendere il dominio. La città di Viterbo chiede, come risarcimento danni, 500mila euro».

L’avvocato di parte civile, in rappresentanza dell’amministrazione comunalee, Marco Russo non ha alcun dubbio: «Il sodalizio criminale capeggiato da Giuseppe Trovato e Ismail di Rebeshi era di stampo mafioso».
Il legale ha discusso ieri mattina, come tutti gli avvocati di parte civile, davanti al gup del Tribunale di Roma.
«Quello che è successo a Viterbo stato un fenomeno del tutto eccezionale, mai visto prima e che ha portato a un indubbio allarme sociale».

In due anni e mezzo di attività la banda ha messo a segno oltre cinquanta atti intimidatori, tra estorsioni, danneggiamenti e incendi dolosi. Vittime predilette gli imprenditori del settore del compro oro e della movida per stranieri. Ma anche semplici cittadini che hanno pestato per caso i piedi ai capi dell’organizzazione.
«Quello che abbiamo visto - ha detto ancora l’avvocato Russo - è che tutti gli atti accadimenti erano legati da un unico progetto, portato a vanti con un metodo tipicamente mafioso, dato dalla forza intimidatrice finalizzata alla soggezione attraverso il ricorso sistematico della violenza».

La banda di Rebeshi e Trovato è stata stroncata il 25 gennaio 2019. Ma dal 2017 ha seminato in città attentati senza curarsi di nessun tipo di conseguenza. Nessun timore per le forze dell’ordine, nessun rispetto per nessuno. «Quella di cui parliamo - ha continuato - è sicuramente un’associazione mafiosa, dove i reati ne sono la prova logica e diretta. E non cadiamo nell’errore di equipararla a “Mafia capitale“ finita in una bolla di sapone. Qui la violenza è stata attuata in modo sistematico e ha riguardato l’intera città. La banda aveva un piano preciso: l’assoggettamento per rimarcare il dominio sul territorio. Trovato, per rafforzare la sua posizione, ha sfruttando i legami familiari legati a clan ‘ndranghetisti. Lo ha sbandierato come fosse un marchio di fabbrica. Questa era una mafia autoctona, ordinale che ha assunto anche un ruolo parastatale, a cui si sono rivolti anche piccoli imprenditori per risolvere controversie civilistiche».

Il comune di Viterbo, come l’imprenditore Roberto Grazini che ha visto andare a fuoco i suoi mezzi, hanno chiesto 50mila euro di provvisionale ad ogni membro della banda. Ieri dopo le parti civili hanno iniziato a discute anche le difese degli imputati. Ha parlato l’avvocato Floro Sinatora per Skelzen Patozi. Venerdì invece toccherà alle difese di Spartak Patozi, Martina Guadagno, Sokol Dervishi, Luigi Forieri e Gabriele Laezza. Lunedì, invece, sarà il giorno dei capi con le discussioni di Giuseppe Trovato, Fouzia Oufir e Ismail Rebeshi.
La pubblica accusa per loro ha già chiesto 135 anni di carcere.
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