Musumeci: «La Sicilia potrebbe riaprire più tardi. E serve un filtro sanitario per i turisti»

Musumeci: «La Sicilia potrebbe riaprire più tardi. E serve un filtro sanitario per i turisti»
di Mario Ajello
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Giovedì 28 Maggio 2020, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 16:16

Presidente Musumeci, voi governatori del Sud siete spaventati dal possibile arrivo di contagiati, magari asintomatici, dalle regioni del Nord e vorreste rinviare la riapertura della mobilità interegionale?
«Noi in Sicilia abbiamo fatto un’ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno. E ora dobbiamo farne un’altra che confermi questa o la modifichi. Con il cuore aprirei l’isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Ma tutti insieme, presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Non si può avviare la nuova fase in una logica da macchia di leopardo. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti».

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Non teme anche lei, come teme il governo, che la Campania voglia fare di testa sua e perciò Palazzo Chigi vi chiede un ok comune per evitare fughe in avanti o indietro? 
«Io credo che serva la responsabilità da parte di tutti. E che tutti, le Regioni e lo Stato, si prendano le proprie in materia sanitaria e negli altri ambiti». 

E se la Campania, mentre gli altri aprono ai viaggi e al turismo, invece chiudesse distinguendosi platealmente?
«Se lo facesse, provocherebbe gravi problemi. Perché, ripeto: dev’essere omogenea e nazionale la riapertura della mobilità. O si autorizza in tutte le regioni o in tutte la si impedisce. Questo deve deciderlo il governo di Roma e il summit finale che faremo sabato serve anche a stabilire questo punto cruciale. Non dev’essere una partita a dama la riapertura della mobilità tra le parti d’Italia ma un gioco di condivisione». 

Ma lei il passaporto sanitario, la patente di immunità, a chi dal Nord viene a fare le vacanze in Sicilia lo chiederà? 
«Chiamiamolo come vogliamo. Io lo chiamo protocollo per poter garantire la sicurezza sanitaria e la tranquillità sociale di chi in Sicilia arriva e di chi in Sicilia vive. Stiamo lavorando per mettere a punto questo documento che dia serenità a tutti. A chi arriva chiederemo garanzie sullo stato di salute, informazioni sulla situazione familiare a proposito di malattie e virus e altre notizie. Nelle prossime ore decideremo che cosa deve presentare un turista lombardo o di altra provenienza. Occorre filtrare, nel rispetto di tutti e senza fare discriminazioni, chi arriva da noi». 

Che voto darebbe al governo Conte con cui da mesi vi state confrontando? 
«Ha avuto fasi alterne. Qualche rara volta bel tempo e qualche altra tempesta. Direi sereno variabile». 
Secondo lei la Lombardia, visti i dati e anche oggi non sono granché, dovrebbe riaprire per ultima?
«Non è facile trovarsi nei panni dei colleghi di certe regioni del Nord. Sono convinto che sapranno adottare le scelte più giuste e non quelle più utili». 

Il governatore Fontana ha lamentato un clima di odio verso la Lombardia. Ma c’è davvero?
«Non mi pare proprio. Nei nostri ospedali abbiamo ospitato pazienti bergamaschi, arrivati quaggiù quasi in coma. E sono andati via, guariti, dopo essersi tatuati per ringraziamento l’immagine della Sicilia sul petto». 

Non ha paura che a pagare la crisi economica ora sia soprattutto il Sud? 
«Questa crisi dev’essere un’occasione non per ampliare ma per ridurre i disequilibri territoriali. Temo l’insensibilità della burocrazia. Guai se gli interventi previsti a livello nazionale dovessero tardare a concretizzarsi nel Sud e ad arrivare alle nostre imprese. Nella cabina di regia da mesi sto insistendo con Conte, dicendogli che servono nuove procedure più snelle per accelerare la spesa pubblica. L’Italia può ripartire cominciando dal Mezzogiorno, con un grande piano di infrastrutture. Proprio oggi avvio una vertenza nei confronti dell’Anas, perché troppi cantieri in Sicilia sono bloccati e nessuno fa niente». 

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