La coreografa Maria Grazia Sarandrea: «In ognuno di noi l'aspetto femminile e quello maschile devono integrarsi»

Maria Grazia Sarandrea
di Valentina Venturi
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 09:55

Danzatrice, coreografa, percussionista e studiosa di danze etniche, Maria Grazia Sarandrea con “Yoga Tales” ha dato vita ad una danza ad hoc per il mondo dell’infanzia, creando un'interazione diretta con i bambini. Lo spettacolo, in coppia con Basia Wajs, diventa l’occasione per rimettere «in moto il corpo dei più piccoli, che rispetto all’adulto hanno meno paure, tensioni e sovrastrutture».
 
Di cosa tratta “Yoga Tales”?
«Si basa sulla millenaria cultura indiana dello yoga e rievoca posizioni ispirate agli animali e alla natura attraverso il racconto di fiabe e la loro partecipazione interattiva. I bambini partecipano sia in teatro salendo sul palco, come a scuola. Lo scorso anno per esempio sono stata a contatto con una classe di quarta elementare».

Tra bambini e bambine l'interazione cambia?
«A livello emozionale e fisico la ricezione è uguale ma quando devono verbalizzare, raccontare cosa provano, i maschietti sono un po’ più timidi. C'è anche da dire, però, che basta una sola lezione e chi prima fingeva di avere il mal di pancia, si mette in gioco, partecipando attivamente».
 
Il mondo dello yoga è maschilista?
«Per niente, anche se il mio lavoro è a metà tra mondo maschile e femminile».
 
In che senso?
«È un’integrazione tra i due aspetti. Da una parte la sinuosità della danza e l’eleganza nel movimento e dall’altra c’è l’aspetto dei tamburi giapponesi (che suono e insegno) che rappresentano l’energia marziale, di guerra, simbolo della grinta e della forza che ci vuole per combattere».
 
Di cosa tratta “Uzumé che danza”?
«È uno spettacolo rivolto all’energia femminile, l’energia solare presente nelle varie culture. Al centro della vicenda c'è la divinità del sole: Uzumé, una danzatrice sacra, con le sue movenze riporta il sole sulla terra, sparito dopo un eclissi. In “Uzumé che danza” si parla delle donne di tutto il mondo e dell’energia femminile nelle varie culture».
 
Ha lavorato in televisione con Antonello Dose e Marco Presta?
«Il sabato sera per due anni consecutivi sono stata nel cast della loro trasmissione “Dove osano le quaglie”. Mi hanno scelto per il mio stile poliedrico: in ogni puntata proponevo un balletto o una danza diversa, tra balinese, street dance con i tamburi metallici, etnica o rituale usando il tamburo sciamanico».

Cosa accadrà domenica 21 giugno?
«Per la giornata mondiale dello yoga ho intenzione di presentare sui social lo spettacolo "Yoga Tales" con il coinvolgimento da casa di numerosi bambini». 

 

 

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