Coronavirus e caldo, l'esperto: soffre ma non sparirà. Vaccino? Rischia di essere inefficace

Coronavirus e caldo, l'esperto: soffre ma non sparirà. Vaccino? Rischia di essere inefficace
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Martedì 26 Maggio 2020, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 14:25

«Il Coronavirus soffre il caldo ma non sparirà». Lo afferma all'Adnkronos Salute Pasquale Mario Bacco, medico legale e ricercatore di Meleam, società specializzata in medicina del lavoro. Per il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, il virus tornerà a dicembre.

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Con l'aumento delle temperature si fa via via più acceso il dibattito fra gli esperti sull'effetto del caldo sul nuovo coronavirus. «Sars-CoV-2, come tutti i coronavirus, è condizionato in maniera determinante dal clima. In laboratorio abbiamo visto che, aumentando di pochi gradi centigradi la temperatura dei terreni di coltura e quindi portandola all'intervallo di 25-30 gradi, circa il 53% dei ceppi non sopravvive e il restante dimostra un'attività circa 12 volte inferiore». 

Insomma, secondo Bacco Sars-CoV-2 soffrirà il caldo. «In estate si prevede che il virus presenterà un'attività molto limitata con scarsissima aggressività, ma siccome riesce a sopravvivere, probabilmente riapparirà con lo scendere delle temperature. Insomma, non se ne andrà via del tutto. La mia idea è che non sparirà, come invece ha fatto la Sars», ricorda l'esperto. Essendo «sensibile al clima, Sars-CoV-2 si manifesterà sempre in maniera più incisiva nelle zone più fredde d'Italia», aggiunge il ricercatore.

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«Il virus alla nostra osservazione - continua Bacco - presenta delle sensibili mutazioni, realizzate anche in tempi brevi. Questo ci fa pensare sempre di più che sia scarsa la possibilità di realizzare un vaccino che possa essere oggettivamente efficace per un tempo meritevole di considerazione. Al momento - precisa - le mutazioni osservate riguardano soprattutto zone genomiche definite introni, per definizione scarsamente codificanti». «Stiamo riscontrando infine, con sempre maggiore frequenza, filamenti proteici virali nei liquidi biologici; al momento tale osservazione seppur interessante, non sembra avere importanti ripercussioni sull'evoluzione del microrganismo», conclude.

 


«Siamo ormai al giorno ventuno dalla riapertura del 4 maggio, e del tanto temuto ritorno del virus neanche l'ombra», sottolinea il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, facendo il punto sulla situazione Covid in Italia. «La ritirata continua - scrive Silvestri su Fb - Siamo al cinquantunesimo giorno consecutivo in cui calano i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, da 572 a 553, quindi di altre 19 unità, e siamo ormai al 13,6% del picco. Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri, da 8.695 a 8.613, e dei casi attivi, da 57.752 a 56.595, quindi di altre 1.157 unità».

«Siamo al 52esimo giorno consecutivo di calo dei ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, da 553 a 541, e siamo ormai al 13.26% del picco». Inoltre, a 22 giorni di distanza «dalla riapertura del 4 maggio, non ci sono segni di ritorno di fiamma del virus». E in più nel mondo Sono i due trend positivi evidenziati dal virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta. Nel consueto spazio che ha battezzato 'Pillole di ottimismò sulla sua pagina Facebook, l'esperto fa il punto sulla situazione dell'emergenza coronavirus Sars-Cov-2. Dal 'contatorè delle terapie intensive arrivano i dati più incoraggianti, anche se «come mi fanno notare i colleghi intensivisti - evidenzia - è possibile che la fase finale di questo declino sia lenta se le degenze residuali sono lunghe. Scende anche il numero dei ricoveri totali e dei casi attivi (da 55.695 a 55.300, quindi di altre 1.395 unità)». E pure guardando fuori dai confini nazionali la situazione appare incoraggiante per Silvestri, che attacca: «Ho la vaga sensazione che il mestiere del catastrofista stia diventando faticoso».

In Germania «si registra una progressiva attenuazione dell'impatto sanitario di Covid-19, con 298 casi (ieri 431) e solo 10 morti. Le famose dichiarazioni di certi soggetti sul R0», l'indice di contagiosità, «che era magicamente diventato superiore a 1 il giorno dopo la 'riaperturà erano, come dire, non esattamente tra le più sagaci. In Francia 35 morti, uno dei conteggi più bassi da diverse settimane, mentre si segnalano solo 6 decessi in Svezia. Nel mondo ieri il numero dei morti/giorno è il più basso da marzo». Segnali positivi anche da due studi su candidati vaccini, uno pubblicato su Lancet (fase I nell'uomo del Ad5-based vaccine della CanSino Biologicals) e l'altro su Science (studio pre-clinico nel macaco di un vaccino a Dna): «In entrambi, i vaccini inducono la produzione di anticorpi che neutralizzano il virus, e nello studio di Jingyou Yu», quello pubblicato su Science, «proteggono dalla malattia.
L'ottimismo viene dalla scienza», conclude Silvestri.

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