Carlo Nordio
Carlo Nordio

Caso Csm-Palamara/ Una riforma che eviti l'ordalia giudiziaria

di Carlo Nordio
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Martedì 26 Maggio 2020, 00:26
Tutti conoscono l'Apprendista Stregone, quantomeno per l'animazione in musica fattane da Walt Disney nel film Fantasia. Si tratta di una ballata di Goethe dove l'aiutante di un mago, fatto un sortilegio su una scopa, ne perde il controllo: la scopa continua a portare acqua dal fiume, e il temerario rischia di finire annegato. È il pericolo che corre oggi la Magistratura, che avendo esagerato nell'uso delle intercettazioni, rischia ora di restarne sommersa.
Le recenti pubblicazioni delle conversazioni di Palamara, già presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, erano inevitabili. Un anno fa erano state fatte filtrare parzialmente per impallinare alcuni membri del Csm, che - quantunque non più responsabili di altri - si erano dimessi, con il risultato di spostare gli equilibri correntizi di questo organo a favore dello schieramento di sinistra. 
Ma poiché queste intercettazioni devono alla fine essere depositate, i nodi sono poi venuti al pettine. E non è tutto. Poiché, sempre per legge, i difensori hanno il diritto di accedere a tutte le intercettazioni, anche a quelle eventualmente non trascritte e oggi sconosciute, è presumibile che questo tormentone durerà a lungo. 
Questo perché, ricordiamolo, il trojan inserito nel cellulare del dottor Palamara , è in grado di documentare tutti gli incontri, sussurri e grida intercorsi con colleghi, con politici e con giornalisti. Perché questa è la funzione del raffinato strumento: spiare, videoregistrare, origliare, pedinare, tracciare ogni attimo della vita dell'intercettato monitorando tutto ciò che accade intorno a lui. E poiché le relazioni di Palamara erano cospicue, altrettanto saranno le conversazioni ancora da ascoltare.
Che questa invasione della riservatezza - bene garantito dall'articolo 15 della Costituzione - sia una vergogna incivile, lo scriviamo da sempre, tra il silenzio, il disappunto e talvolta lo scherno di alcune toghe, che ora soffrono sulla loro pelle le conseguenze di questa deriva: come gli apprendisti stregoni, hanno seminato vento, e raccolgono tempesta. 
Le frasi pubblicate, soprattutto su Salvini e sulla «necessità di attaccarlo» costituiranno infatti una gravosa ipoteca non solo sull'eventuale processo all'ex ministro, ma su tutte le indagini, passate e future, nei confronti di personaggi politici. Ogni giudice sarà suspectus agli occhi dell'indagato, legittimato a temere che anche nei suoi confronti qualcuno, ai vertici dell'Anm, abbia seguito l'esempio di Palamara. Un epilogo infausto, che davvero il nostro Paese, e la stragrande maggioranza dei magistrati, non meritavano. 
Nella filastrocca di Goethe gli spiriti maligni sono rimessi in riga dal Mago, tornato appena in tempo. E a questo punto ci domandiamo se anche per la Magistratura vi sia adesso un demiurgo in grado di ricostruirne la vulnerata credibilità. L'unico che può farlo è il Parlamento, magari su impulso del ministro Bonafede, che ha già annunciato, sin dall'anno scorso, un'improrogabile riforma. Ebbene, l'unica possibile, per eliminare questo mercato, è quella della formazione del Csm per sorteggio. 
Qualche anima bella ha ironizzato sul fatto che nessuno si farebbe operare da un tizio sorteggiato tra i passanti. Per la verità, la Corte d'Assise che ti condanna all'ergastolo è composta, nella sua maggioranza, proprio da giurati sorteggiati tra il popolo. Così come sono sorteggiati i membri del tribunale dei ministri, quelli, per intenderci, che hanno voluto mandare a giudizio anche Salvini. Ma queste sono osservazioni marginali. 
Il sorteggio dovrebbe infatti avvenire dentro un paniere composto di magistrati di alto grado, di avvocati membri dei consigli forensi e di docenti universitari di materie giuridiche. Tutte persone, per definizione, intelligenti e competenti. Il ministro a suo tempo prospettò un'ipotesi intermedia con un sorteggio parziale, ipotesi poi abbandonata per le solite pressioni delle toghe. Speriamo che abbia ripreso coraggio. 
La considerazione finale è comunque amara. Il caso, o meglio i tempi del procedimento hanno determinato una coincidenza tra queste rivelazioni e una pandemia durante la quale sono stati chiesti agli italiani non solo enormi sacrifici, ma anche il rigoroso rispetto delle regole. 
È doloroso, oltre che paradossale, che l'esempio più deteriore della loro violazione provenga proprio da settori deputati a garantirne l'applicazione. E a malincuore dobbiamo ammettere che per far pulizia di questo disordine serve proprio la scopa magica di uno Stregone professionista.
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