“Laureate in bottega”, la rete delle donne che con i loro negozi di quartiere sfidano il web

“Laureate in bottega”, la rete delle donne che con i loro negozi di quartiere sfidano il web
di Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Maggio 2020, 14:25

«Ma allora cosa hai studiato a fare?». Quante volte se lo sono sentito chiedere: l'università, altri lavori e poi la scelta di cambiare vita. “Laureate in bottega" è il loro blog, ragazze e donne che hanno deciso di inseguire un sogno lasciandosene alle spalle un altro. «Forti del proprio bagaglio di esperienze e della propria preparazione, hanno preso in mano fegato e cuore e hanno deciso di aprire un negozio di quartiere. Sfidando internet e il virtuale che diventa reale solo se spedito per posta (anzi, spesso e volentieri prendendolo anche un po’ in giro). Investendo liquidazioni e chiedendo prestiti», si legge sul sito. 

Maddalena, Francesca, Eva, Nadia, Giulia raccontano delle loro scommesse e della passione che ci mettono in queste attività per alcuni "vecchie" e superate, eppure così creative.  L'idea del blog è stata di Maddalena Cassuoli, 36enne milanese trapiantata a Vigevano (Pavia). Studi universitari,  anni di lavoro in altri settori e poi l'idea di aprire un negozio di quartiere. Il suo si chiama L'Antina ed è dedicato all'abbigliamento secondhand e all'artigianato realizzato con materiali di recupero. «L'emergenza credo però che abbia reso ancora più evidente l'importanza e il valore di questi luoghi non solo come punti vendita ma come spazi di socialità, di aggregazione e di condivisione. L'online non potrà mai essere abbastanza».

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Laureata in bottega anche Francesca, 30 anni, che vive a Bologna, ha un marito e un bimbo di pochi mesi.  Ha studiato cinema al Dams, ha lavorato per una casa di produzione specializzata in spot televisivi. Era senza lavoro quando sulla vetrina del piccolo negozio di usato sotto casa ha visto il cartello “cedesi attività”. «All’inizio non ero convinta: sarebbe carino ma è difficile, mi dicevo. Le mie amiche e mio marito invece erano lanciatissimi, e alla fine ho deciso di provarci». Diorama Boutique è un negozio di seconda mano, «ho sempre avuto la passione per i mercatini, il vintage, l’usato e il fatto a mano, e quindi il mio negozio non potevo che dedicarlo a quello. Tra l’altro, essendo appassionata, conoscevo già anche un po’ il giro in zona. Diorama è frequentata soprattutto da ragazze giovani, tra i 20 e i 30 anni, che amano il vintage e l’handmade».


E poi ci sono  Eva e Nadia,  due sorelle che circa 8 anni fa hanno aperto a Vicenza un negozio di prodotti sfusi,  farine, semole, cereali, legumi, pasta, semi, frutta essiccata, biscotti e prodotti da forno, miele, caffè, tè;  Chiara, titolare di un piccolo negozio vintage nel quartiere Pigneto di Roma dopo gli studi all'accademia di moda; Giulia e Silvia, laureate rispettivamente in Scienze della Comunicazione e Scienze e tecnologie erboristiche e ora titolari di Biokitea. Francesca, napoletana di 41 anni che vive a Milano,  3 figli e un passato da giornalista e blogger. 
«Ho fatto l’Erasmus a Parigi e in quegli anni mi sono mantenuta lavorando nei bar. Poi, una volta concluso il periodo dell’Università, ho iniziato a lavorare nelle redazioni di programmi televisivi e blog come giornalista pubblicista, e ho portato avanti questo lavoro anche da freelance dopo essere diventata mamma per la prima volta. Lavoravo da casa ed ero sempre alla ricerca di nuove attività e testate su cui scrivere. Quando mio figlio era ancora piccolo sono rientrata per un po’ a Napoli, dove ho gestito un centro culturale, ma poi sono tornata a Milano. E qui ho trovato la mia dimensione nel quartiere Dergano, dove vivo e lavoro tutt’ora». La svolta dopo la maternità. «L’aver avuto un figlio mi ha portato a ricercare nel quartiere delle situazioni di comunità in cui inserirmi, sia per necessità che per predisposizione, per piacere. E questa ricerca ha reso evidente ai miei occhi un bisogno scoperto nella mia zona: quello di uno spazio aggregativo per famiglie con bambini. Mamusca, un bar-libreria, ha preso forma così»







 

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