Roma, clochard ucciso in un fosso a Tor Pagnotta: buttato nel fosso quando era ancora vivo

Un clochard sentito dalla polizia
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 25 Maggio 2020, 10:35

Ha aiutato il fratello a gettare in un fosso il corpo di un senzatetto rivale massacrato di botte la sera prima quando erano ubriachi e ora dovrà rispondere anche lui di omicidio volontario, pur non avendo partecipato al pestaggio. L’autopsia ha svelato i veri motivi della morte di Neculai Rosu, il 50enne romeno ritrovato in un fossato a Tor Pagnotta il 12 maggio 2019. A dare il colpo di grazia alla vittima infatti è stato lo schianto nel fosso, secondo le conclusioni depositate dal medico legale Mirko Massimilla al pm Edomondo de Gregorio. Così i fratelli Cristian e Stefan Munteanu, 40 e 36 anni, si sono appena ritrovati insieme sotto processo e per omicidio. In realtà Rosu era stato aggredito solo da Stefan che il giorno dopo ritrovandolo inerme e immobile nel letto della sua baracca, certo che fosse morto, ha pensato di disfarsene chiedendo aiuto al fratello. Stefan all’epoca aveva ammesso l’omicidio e anche le modalità con cui aveva tentato di far sparire il corpo. Per il fratello così era scattata la denuncia di occultamento di cadavere, poi sostituta con quella di omicidio. La perizia autoptica, infatti, a sorpresa, ha fornito una nuova ricostruzione del delitto.

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La vittima era fin di vita e non morta al momento in cui è stata lanciata nell’acqua troppo bassa e melmosa, provocandone la frattura del collo. Ora i due fratelli rischiano fino all’ergastolo senza la possibilità, in base alla nuova normativa, di accedere a riti giudiziari alternativi che garantiscano a priori sconti di pena. Cristian Munteanu, difeso dall’avvocato Concetta Alvaro, è disperato. Ha più volte ribadito la sua posizione: «Era morto, ne sono certo. Io non ho nemmeno partecipato alla lite». Per l’avvocato Antonio Lazzara, invece, Stefan, il suo assistito, ha raccontato la verità ossia che l’omicidio fosse avvenuto prima della precipitazione . 

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