Roma, a chi danno fastidio gli anonimi che coltivano fiori sui marciapiedi

Roma, a chi danno fastidio gli anonimi che coltivano fiori sui marciapiedi
di Pietro Piovani
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Lunedì 25 Maggio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 22:54
Un tempo, nella città del Papa re, la protesta anonima verso le autorità si esprimeva con le pasquinate, gli sberleffi al potere scritti in versi, esposti di notte e in segreto, atto di ribellione punibile con l'arresto se non di peggio. Ma oggi che le facciate dei palazzi sono un groviglio di scarabocchi illegibili, e la satira politica è inflazionata, il malcontento popolare trova una nuova forma di sfogo nel fenomeno dei giardinieri da marciapiede, gli anonimi coltivatori di piccole aiuole fai da te, fiori intorno agli alberelli anemici che si insinuano tra l'asfalto metropolitano.

Curare la strada e la vegetazione è, a pensarci bene, un affronto alla Roma di oggi, e infatti chi lo fa compie un'attività illecita perché viola le regole burocratiche e assicurative. Si racconta spesso di cittadini che avrebbero ricevuto sanzioni per aver abusivamente innaffiato qualche fiorellino, magari aggiungendo l'oltraggio di una piccola recinzione. Il giardinaggio clandestino infastidisce persino qualche residente: in una traversa di via dei Colli Portuensi, ad esempio, è in atto un conflitto silenzioso tra un floricoltore senza volto che amorevolmente si dedica alla piantumazione dei ligustri e un altrettanto sconosciuto distruttore di arbusti (i sospetti sono caduti su un negoziante) che li rimuove forse per dispetto. Difficile dire chi avrà la meglio, sicuramente non Roma.

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