Bonus professionisti, aiuti in due rate per 400 mila: previste tranche di 600 e mille euro

Arriva il bonus professionisti: aiuti in due rate per 400 mila
di Jacopo Orsini
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Domenica 24 Maggio 2020, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 07:27

Bonus in due tranche in arrivo per i professionisti. Avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri iscritti alle casse di previdenza private sotto una certa soglia di reddito, dopo il sussidio di 600 euro ricevuto per il mese di marzo, inizio dell’emergenza coronavirus, avranno altri due assegni, da 600 e mille euro, per aprile e maggio. Ma le categorie degli iscritti agli Ordini sono già in trincea e protestano a gran voce perché lamentano di essere discriminati rispetto ad altri titolari di partita Iva che avranno diritto invece a ristori a fondo perduto per il calo dell’attività provocato dalle misure anti-contagio.

Dopo il primo intervento deciso all’inizio dell’emergenza Covid-19 con il Cura Italia, dove sono stati stanziati 280 milioni per il bonus ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private, nel decreto Rilancio appena varato dal governo sono previsti complessivamente altri 650 milioni. Il «Fondo per il reddito di ultima istanza» servirà per andare in soccorso almeno parziale a questa categoria di lavoratori autonomi colpiti come tanti altri dalla crisi provocata dal coronavirus. Per far arrivare i soldi nelle tasche dei professionisti è però ancora necessario un altro passaggio. Serve infatti un provvedimento del ministero del Lavoro che assegni il finanziamento alle casse di previdenza private, che come nel caso dei 600 euro già pagati il mese scorso, provvederà poi a bonificarli agli iscritti.

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«Non c’è alcun blocco» al bonus, hanno spiegato fonti del ministero del Lavoro guidato da Nunzia Catalfo, e «nei prossimi giorni» verrà emanato il decreto interministeriale che assegnerà alle casse le risorse necessarie. «Resta dunque ferma - ha sottolineato ancora il ministero del Lavoro - l’erogazione dell’indennità per i mesi di aprile e maggio per i professionisti iscritti alle casse di previdenza privata che l’hanno già percepita a marzo, come specificato all’art. 78 del decreto Rilancio».

Per la prima tranche di sussidio da 600 euro sono arrivate 503.939 domande e ne sono state approvate 471.932, secondo quanto reso noto dall’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati. Per finanziare due nuove tranche di aiuti a circa 470 mila professionisti il fondo da 650 milioni stanziato dal governo non sarà sufficiente. Ma la platea di beneficiari con la norma fissata nel decreto Rilancio è previsto che si restringa leggermente. «Si introducono - spiega infatti la relazione tecnica - due ulteriori requisiti per accedere all’indennità»: alla data di presentazione della domanda sarà necessario infatti non essere titolari di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e di pensione. Per avere diritto al bonus, come già previsto per la prima rata, bisognerà inoltre avere un reddito inferiore a 35 mila euro, oppure collocarsi nella fascia fra 35 mila e 50 mila ed aver avuto un calo del fatturato del 33% nel primo trimestre dell’anno. Sopra questa soglia il sussidio non è previsto. In ogni caso, continua la relazione, «sulla base del numero di domande pervenute agli enti per l’indennità relativa al mese di marzo, tale rifinanziamento è da ritenersi congruo ai fini della copertura finanziaria della misura per le mensilità di aprile e maggio». Sarà comunque il provvedimento in arrivo dal ministero del Lavoro a prevedere «ulteriori criteri di selettività della misura» e «le modalità di attribuzione dell’indennità».

Le rassicurazioni del governo comunque non hanno convinto finora le categorie. Anche l’opposizione ha protestato. E le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, hanno inasprito la polemica. I professionisti, ha detto il titolare di via XX settembre, «in quanto persone», beneficiano dell’indennità di 600 euro a marzo e aprile e di mille a maggio e dunque «sono esclusi dal contributo a fondo perduto perché non sono imprese». «Non vedo differenze tra un imprenditore che per effetto del Covid-19 ha subito un calo di fatturato e un dentista, un avvocato, un architetto o un commercialista che per lo stesso motivo hanno subito il medesimo danno. Due pesi, due misure», ha replicato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti. «Non possiamo essere definiti imprenditori solo quando si tratta di essere tassati», ha affermato il presidente di Inarcassa, l’ente previdenziale di architetti e ingegneri, Giuseppe Santoro. «L’esclusione dal contributo a fondo perduto crea solo una profonda discriminazione senza alcun valido motivo», ha aggiunto riferendosi al ristoro esentasse previsto per altre categorie di lavoratori autonomi come commercianti e artigiani. «Siamo stanchi di ritrovarci sempre discriminati e per giunta tassati - ha sottolineato il presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti -. È ora che il governo corregga il tiro».
 

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