Intorno al bacino lacuale, si registrano 60 richieste depositate per simili installazioni. Per tre, le procedure sono in stato più avanzato: a Castel Giorgio, un progetto è stato già autorizzato dal ministero dello Sviluppo economico; per un secondo a Torre Alfina, frazione di Acquapendente, e distante appena a 500 metri dal primo, la presidenza del Consiglio dei ministri ha detto no, l’azienda ha presentato e vinto ricorso al Tar, ma i sindaci si sono rivolti al Consiglio di Stato. Infine, a Latera è partita la conferenza dei servizi per ottenere la Via, valutazione di impatto ambientale. Proprio questa zona tra fine aprile e maggio è stata oggetto di un’ottantina di scosse, uno sciamo sismico che ha elevato al massimo la preoccupazione già presente tra gli abitanti e gli amministratori. Ben 31 sindaci a cavallo tra Lazio e Umbria hanno scritto a Governo, Regione e Protezione civile per chiedere di fermare tutto.
E Mastrolorenzo è dalla loro parte. «Ho elaborato delle osservazioni per la Regione Toscana e che valgono anche per Bolsena. Dobbiamo considerare – spiega l’esperto - che dal Senese al Viterbese parliamo di un’unica area sismica stretta tra il Tirreno e l’Appennino, dove avvengono terremoti naturali con faglie attive a diverse profondità. Scosse dovute a una continua distensione del bacino che è sempre in trazione”. Storicamente, si sono verificati terremoti fino a 6 gradi, come quello del 1695 a est di Bolsena. “A livello di intensità, cioè di danni, sulla scala Mcs, ovvero Mercalli-Cancani-Sieberg, sono arrivati fino al nono grado e oltre. La presenza di tanti centri storici significa che i pericoli per la popolazione sono maggiori», continua.
I pericoli degli impianti geotermici? «Anticipare terremoti che si sarebbero comunque verificati più in là nel tempo, innescando – sostiene il vulcanologo - le faglie già attive. Poi, ci sono quelli indotti, ovvero le scosse che si genererebbero al livello locale in conseguenza delle trivellazioni profonde alcuni chilometri, oltre che dell’estrazione e immissione di fluidi nel sottosuolo. E inoltre esiste il serio rischio che il fluido geotermico risalga direttamente nel lago, con un inquinamento tale da compromettere in maniera irreversibile i bacini idroprotabili. La verità – conclude - è che il sottosuolo è molto più complesso di quello che sostengono le imprese interessate».
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