Blu Star Viterbo, per ripartire ci vuole un gioco di squadra

Blu Star: un gioco di squadra per ripartire. Ferri. «Patto tra Comune, Curia e Privati per gli impianti cittadini»
di Marco Gobattoni
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Sabato 23 Maggio 2020, 15:04 - Ultimo aggiornamento: 18:49
La ripartenza sarà difficile, ma per chi è abituato a tiri da tre allo scadere della sirena niente è impossibile. Lo sport cittadino ha grande voglia di rimettersi in moto: la Blu Star Viterbo, costola giovanile del polo della pallacanestro viterbese – insieme a Stella Azzurra e Ants – progetta la ripresa. 160 ragazzi che vanno dai 5 ai 14 anni, tornei agonistici ed una fucina di giovani talenti o magari solo appassionati di sport che hanno una voglia matta di ripartire. Senza scuola, senza centri sportivi e con i tornei ai campetti di basket difficili da organizzare, lo sport di base diventa fondamentale anche e soprattutto a livello sociale.
I problemi portati dal coronavirus però, non si superano soltanto con la voglia e le buone intenzioni. Per ripartire ci vorrà, proprio come nel basket, un perfetto gioco di squadra.
«Come società amiamo molto l’integrazione e soprattutto lo stare insieme – racconta Lillo Ferri direttore tecnico della Blu Star – dallo scorso marzo ci siamo salutati dandosi appuntamento al giorno successivo: non ci siamo più visti e per una famiglia come la nostra dove ci sono 160 adolescenti è stato uno shock».
I problemi principali per organizzare la ripresa delle attività sono due: i costi per ricalibrare gli impianti in modo da osservare i protocolli sanitari anti-Covid e la natura degli impianti stessi. La Blu Star si appoggia alla palestra della Verità: una palestra che è gestita da don Elio ed è di proprietà della curia. La stessa palestra viene utilizzata dai ragazzi del Liceo Scientifico e Ferri lancia un assist che è anche una proposta ragionevole rivolta direttamente al Comune.
«Le nostre quote di iscrizione annuali valgono 400 euro e rappresentano la principale forma di sostentamento che abbiamo. Siamo pronti ad abbassarle per venire incontro a quelle famiglie che toccheranno con mano la crisi economica causata dalla pandemia. Non vogliamo guadagnare con la nostra attività, ma non possiamo neanche rimetterci; ci vuole un patto tra Comune, curia e privati per fissare una tariffa uniforme rapportata ai costi di gestione, per affitto e utilizzo degli impianti cittadini: tutti dovremo rinunciare a qualcosa, ma così potremo salvare lo sport e centinaia di ragazzi che altrimenti passerebbero le proprie giornate senza obiettivi».
Il sogno di Ferri sarebbe quello di poter riprendere l’attività fino a giugno, per poi pianificare la prossima stagione in maniera seria.
«In base agli attuali protocolli ripartire in questo mese e mezzo lo vedo complicato anche se dai prossimi giorni la federazione ci ha dato l’ok per ripartire con gli allenamenti tre contro tre. Mi dispiace per i ragazzi: ogni fine stagione organizziamo tornei in giro per l’Italia ed una grande festa di saluto dove vengono consegnate medaglie, diplomi e attestati ai nostri iscritti. Quest’anno non sarà possibile, ma voglio battermi per organizzare al meglio la prossima stagione, anche se per salvare lo sport di base ci vorrà una grande gioco di squadra». Stavolta il tiro da tre dovrà centrare la retina.
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