Un fondo di emergenza «temporaneo, una tantum» e limitato a due anni, per sostenere «la ripresa economica e la resilienza dei settori sanitari» con un approccio basato su «prestiti a condizioni favorevoli» senza «alcuna mutualizzazione del debito» e in cambio di «un forte impegno per le riforme» nazionali da parte dei beneficiari: è il Recovery Fund proposto da Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia in un non-paper inviato questa mattina alle capitali Ue e a Bruxelles.
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«Una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei. Il documento dei paesi 'frugali' è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dalla Commissione europea», scrive su Twitter il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola.
Una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il #RecoveryFund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei. Il documento dei paesi 'frugali' è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dall'@EU_Commission 🇮🇹🇪🇺 pic.twitter.com/VZ6BCnYvCV
— Enzo Amendola 🇮🇹🇪🇺 (@amendolaenzo) May 23, 2020
Nel documento presentato da Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca - di cui ANSA ha preso visione - i cosiddetti '4 frugalì chiariscono che potranno essere concessi prestiti «a condizioni favorevoli ai Paesi che più ne hanno bisogno», «limitando» però «il rischio per tutti gli Stati membri». Pertanto, scrivono, «ciò su cui non possiamo concordare è la creazione di qualsiasi strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a significativi aumenti nel bilancio Ue». Il Fondo d'emergenza, si legge ancora nel non-paper, dovrà essere legato a un bilancio Ue «modernizzato» e farà da «supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi euro già concordati dal Consiglio europeo» con Sure, Bei e Mes.
Le spese relative al Covid-19 potranno essere coperte dagli Stati membri attraverso «risparmi nel quadro finanziario pluriennale Ue, riprogrammando» le risorse «nelle aree che hanno meno probabilità di contribuire alla ripresa» economica.