Nel più grande centro di produzione e raccolta di ortaggi d’Italia, la piana del Fucino, lavorano 8 mila persone, di queste un terzo è italiano, mentre gli altri provengono dal Marocco e dai Paesi dell’Est Europa. Attualmente ne mancano all’appello circa 3 mila, che scenderanno a quota 2 mila e 500 con questi 5 voli previsti dal Marocco per le prossime settimane. «Si tratta - spiega il direttore di Confagricoltura, Stefano Fabrizi - di lavoratori altamente specializzati nella coltivazione e nella raccolta degli ortaggi, che da marzo fino a novembre, sono impiegati regolarmente nelle aziende della Marsica da decenni. Purtroppo con il lockdown è stato impedito loro di tornare in Italia e questo ha comportato uno stravolgimento nelle nostre coltivazioni: molte aziende hanno seminato meno ortaggi e altre hanno riconvertito le loro produzioni, privilegiando carote e patate, che possono essere raccolte con le macchine, a finocchi, cavoli, spinaci e altri ortaggi a foglia verde, che vanno tassativamente raccolti a mano».
Da qualche settimana è già partita la raccolta degli spinaci e il loro ritorno è prezioso. I braccianti magrebini avranno inoltre il compito di formare i novizi e tra loro ci sono una cinquantina di italiani rimasti senza lavoro. Sanificati e controllati bagagli, passaporti, sbrigate le procedure doganali, i 124 braccianti sono stati sottoposti ai controlli sanitari. Tutto si è svolto senza intoppi e nel rispetto delle rigide regole. I marocchini e erano un po’ stanchi, ma felici di ritornare a lavorare in Abruzzo, come confermano loro stessi. C’è chi lavora a Trasacco da 13 anni, chi ad Ortucchio da 15 e anche uno che da 20 anni sta a Luco dei Marsi, dove presto attende l’attivo dei famigliari.
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