Il calcio resta in isolamento: 5 anni per tornare alla normalità "economica"

Il calcio resta in isolamento: 5 anni per tornare alla normalità "economica"
di Alessandro Angeloni e Gianluca Cordella
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Sabato 23 Maggio 2020, 08:35
L’allarme dello United è l’allarme di tutti. Dai club ricchissimi della Premier League a quelli più blasonati della Liga fino all’Italia e Bundesliga, che però almeno ha riavviato il motore della barca e si sta pian piano traghettando verso il porto. I campionati si impoveriscono, nei bilanci, ovviamente e nelle idee (di mercato, che sarà al risparmio per i prossimi anni), anche in caso di ripartenza. Insomma, il lockdown sarebbe una catastrofe, la semiriapertura solo un palliativo, economicamente parlando, tralasciando i benefici terapeutici sulla gente. Incassi al botteghino, store, sponsorizzazioni, diritti televisivi: tutte voci in perdita per colpa della pandemia che sta bloccando il mondo, e con quella i club di tutto il mondo stanno facendo i conti, oggi e domani. Secondo uno studio di OpenEconomics la perdita complessiva nel 2020 sarebbe di 14,5 miliardi qualora non venissero conclusi i campionati della stagione in corso, di 5,1 miliardi di euro invece se si dovesse tornare a giocare.
UNITED CE LA FAREMO
Il Manchester United, ad esempio, ha denunciato fino a oggi una perdita intorno ai 31 milioni di euro. Un buco che nel tempo potrà anche allargarsi. Un dato, questo, evidenziato dal direttore finanziario Cliff Baty, che ha ricordato anche che dovrà restituire 20 milioni di sterline di diritti televisivi, anche se la stagione - come sembra - verrà portata a termine. Per lo United si parla di mancati introiti pari a 116,4 milioni di sterline nel caso di stop definitivo dell’attività sportiva. Non se la passano molto meglio le altre big della Premier, per le quali si parla di 109 milioni circa per il City, 102 per il Liverpool. Una classifica in rosso, insomma, per tutti: Bournemouth (22) e Norwich (19), nemmeno Chelsea (91), Tottenham (83) e Arsenal (74,8) ridono. Ecco perché è necessaria, urgente, scontata la ripartenza del campionato inglese e non solo. In Italia, Juve, Inter e Roma registrano perdite sostanziose, il Napoli e la Lazio viaggiano su bilanci meno drammatici per adesso. Per la Serie A, questa la proiezione: un campionato a porte chiuse il valore della produzione si fermerà a 3,36 miliardi (-177,7 milioni di euro), in caso contrario la perdita salirà a 313,1 milioni. La ripesa non sarà come prima del virus, ma per tanti costituirebbe almeno una boccata di ossigeno. Le perdite ci sarebbero comunque ma sarebbero ridotte almeno del 30/40 per cento, considerando che diminuiranno tutte le entrate. Sempre secondo OpenEconomics, solo tra cinque anni (2025) si tornerà agli stessi livelli produttivi pre Covid-19, ma nel frattempo ci sarà stata una crisi profonda e una rivisitazione del calcio e della sua concezione economica totalmente rivoluzionaria. Su tutti, il dato che cambierà è la valutazione del calciatori e i loro conseguenti stipendi. A fronte di enormi perdite, il modo per uscirne è, appunto la contrazione dei costi. Quello principale per un club sono gli stipendi dei giocatori, che incidono mediamente intorno al 70% dei ricavi. Una contrazione media del valore dei salari che sarebbe circa del 14% se si tornasse a giocare. 
POLISPORTIVE
Per chi poi ha perdite non solo nel calcio la situazione è ancora più devastante. Real Madrid e Barcellona sono due polisportive e, dunque, hanno in rosso anche altre voci come basket, pallamano e hockey. La Casa Blanca ha stimato di aver perso, sono nel calcio, 38,75 milioni di euro dai diritti tv e più o meno altrettanti al botteghino per le sei partite di Liga rimanenti e le minimo due di Champions. Simili le cifre del Barcellona che però hanno effetti ancora più mastodontici perché vanno a sommarsi ai 553 milioni di debito dichiarati dall’ex tesoriere blaugrana Enric Tombas. Per entrambi i club, poi, sono pesanti anche le ricadute per l’indotto. Il Museo del Barcellona è il quarto più visitato di Spagna, quello del Real fattura in città meno solo del Prado e del Reina Sofia. Morale della favola: le biglietterie chiuse costano ai catalani 2 milioni di euro al mese, ai Blancos 1,5. La consolazione è: se il ridimensionamento è per tutti, alla fine non è per nessuno. I club non saranno, giustamente, d’accordo.
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