​Bracciante picchiato, il gip crede alla difesa del datore di lavoro e revoca l'arresto

Bracciante picchiato, il gip crede alla difesa del datore di lavoro e revoca l'arresto
di Rita Recchia
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Sabato 23 Maggio 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 10:03
Non sussistono i gravi indizi di colpevolezza, per questo motivo sono state revocate le misure cautelari emesse nei confronti dell’imprenditore agricolo di Terracina e del figlio nell’ambito di un’operazione della polizia che aveva contestato ai due i reati di concorso in estorsione, rapina, lesioni personali aggravate, il tutto nell’ambito del cosiddetto “caporalato” a carico di braccianti agricoli stranieri. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese che ha considerato «genuine e senza contraddizioni» le dichiarazioni rilasciate nell’interrogatorio di mercoledì scorso dal 52enne e dal figlio 22enne che avevano respinto ogni accusa. Il gip ha deciso di revocare le due misure, arresti domiciliari per l’imprenditore e obbligo di presentazione alla p.g. per il figlio, anche alla luce della documentazione testimoniale prodotta dal difensore, l’avvocato Giuseppe Fevola. Proprio dopo l’interrogatorio il legale aveva detto che la verità sull’aggressione subita dal bracciante indiano di 33 anni andava cercata altrove e che i suoi assistiti con tutta questa storia non c’entravano nulla. Una tesi che il giudice evidentemente ha condiviso. L’intera vicenda, infatti, aveva preso le mosse dalla denuncia di un lavoratore straniero che si era recato al pronto soccorso dell’ospedale “Alfredo Fiorini” con delle ferite alla testa e il altre parti del corpo denunciando di essere stato picchiato dai suoi datori di lavoro, spiegando anche di essere stato licenziato dopo aver chiesto che gli fossero forniti i presidi di sicurezza contro il Covid19 e aggredito quando era tornato in azienda per chiedere la paga dei giorni lavorati fino al momento del licenziamento. L’imprenditore agricolo, invece, al gip Molfese ha raccontato una storia diametralmente opposta sostenendo che il bracciante aveva un regolare contratto, ricevendo la busta paga il 10 di ogni mese. Il gip nell’ordinanza evidenzia «i profili di incertezza in ordine all’attuale sussitenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati», escludendo anche «allo stato un positivo e ragionevole giudizio prognostico sulla futura responsabilità degli stessi».
Dagli interrogatori infatti è emerso che quella domenica l’imprenditore dopo essere stato minacciato dal bracciante ha chiamato i carabinieri e proprio la loro presenza sul posto ha fornito l’alibi decisivo ai due arrestati: i militari erano ancora lì al momento della presunta aggressione. 
Sul caso è intervenuto ieri anche l’europarlamentare Nicola Procaccin: «Mi aspetto adesso le scuse del ministro Bellanova a tutta la nostra comunità, a tutta le nostre aziende agricole. Ma temo che non abbia questo dignitoso coraggio e temo che non arriveranno mai».
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