Roma, l'Acer: «In città riaperti l'85% dei cantieri
ma la chiusura di molti uffici pubblici non aiuta»

Roma, l'Acer: «In città riaperti l'85% dei cantieri ma la chiusura di molti uffici pubblici non aiuta»
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Venerdì 22 Maggio 2020, 13:21
Cantieri, si riparte ma i disagi sono diversi a partire dal rapporto con molti uffici pubblici ancora chiusi. Con l'avvio della fase 2 dell'emergenza sanitaria, ai primi di maggio a Roma - secondo un sondaggio condotto da Ance Acer, che associa le piccole, medie e grandi imprese edili di Roma e provincia -, aveva riaperto il 68 per cento dei cantieri, in questa settimana «riteniamo di stare intorno all'85 per cento dei cantieri aperti», spiega Nicolò Rebecchini, presidente di Ance Acer. Quelli che ancora non ripartono «sono i cantieri legati al settore alberghiero e ad altri settori ancora fermi o più duramente colpiti dalla crisi - sottolinea Rebecchini -. Inoltre, ci sono cantieri difficoltosi da gestire con il problema Covid, per esempio nell'ambito delle opere pubbliche ci sono cantieri in cui il distanziamento tra le maestranze non si riesce ad attuare o altri in cui c'è una forte necessità di prodotti industriali altamente tecnologici che tardano ad arrivare. Tuttavia il fatto che la maggior parte delle imprese siano ripartite non vuol dire che non ci siano paure. Ci sono cantieri che sono ripartiti ma rischiano di fermarsi perché il rapporto con la pubblica amministrazione è difficilissimo in questo momento, con gli uffici chiusi e i dipendenti in lavoro agile».


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Dietro al settore edile, infatti, gira un quantitativo incalcolabile di procedure e pratiche burocratiche che «non possono essere esplicate da casa dai dipendenti pubblici da casa - spiega Rebecchini -, i funzionari lavorando da casa non hanno tutti gli strumenti e i materiali necessari. Il settore dell'urbanistica e dell'edilizia sono tutti senza personale, vale per il Comune di Roma quanto per la Regione Lazio, gli uffici sono chiusi e se anche c'è interlocuzione con i responsabili dei procedimenti, questi da casa non hanno gli strumenti per dare risposte». La richiesta di Ance Acer è quella di «far riprendere, dalla prossima settimana il lavoro negli uffici, seppure a turnazione, mantenendo chiuso l'accesso al pubblico che potrà interfacciarsi con i funzionari in maniera telematica, ma mettendo i lavoratori della pubblica amministrazione nelle condizioni di poter dare seguito alle procedure necessarie, altrimenti nel giro di poco tempo molti cantieri saranno costretti a rallentare».
Intanto dal governo è arrivato il decreto rilancio. «Rilancio, per questo decreto, è un termine improprio - commenta Rebecchini -.
Benché la misura degli eco bonus e sisma bonus sia importante per il settore, il rilancio del paese non si può basare su questa misura, manca un progetto di ripartenza, mancano aiuti alle famiglie e ai lavoratori per rilanciare i consumi, gli aiuti presenti sono a pioggia indipendentemente dal progetto e si rischia che tra due o tre mesi siano finiti senza aver avviato un progetto di rilancio. Abbiamo ribadito più volte che bisogna dotare i Comuni di opportune risorse per la manutenzione del territorio, dal dissesto idrogeologico alla riqualificazione di strade, ponti e scuole dove è doveroso un adeguamento alle misure anti contagio. Sulla scuola c'è un fondo di 30 milioni per tutta Italia, che è davvero poco. Il decreto - conclude il presidente di Ance Acer - adotta misure emergenziali ma non soddisfa un rilancio del paese e inoltre non abbiamo ancora visto nulla sulle semplificazioni procedurali, si parla di un decreto semplificazione ma deve arrivare quanto prima». 
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