Khamenei: «Jihad contro Israele e il virus sionista». Netanyahu: ««Chi ci minaccia rischia»

Iran, Khamenei minaccia Israele: «Jihad in Palestina è dovere islamico»
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Venerdì 22 Maggio 2020, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 18:41

Tensione elevatissima tra Iran e Israele. «Il Jihad e la lotta per liberare la Palestina sono doveri islamici»: è con un appello alla guerra santa che la Guida iraniana Ali Khamenei ha risposto oggi alle ipotesi di annessione ad Israele di parti della Cisgiordania, Valle del Giordano compresa, sulla scia del piano di pace di Donald Trump. «Chiunque minacci di distruggere Israele si metterà nello stesso pericolo», ha risposto il primo ministro Benyamin Netanyahu.

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Mentre Benny Gantz, il ministro della Difesa designato a succedergli fra un anno e mezzo nel quadro dell'accordo di governo di emergenza nazionale, ha sottolineato anche la propria esperienza da ex capo di Stato maggiore per replicare a Khamenei: «Conoscendo la questione iraniana molto bene e avendo preparato il nostro esercito in merito, suggerisco di non metterci alla prova», ha avvertito. La data scelta da Khamenei ha un valore altamente simbolico dal punto di vista politico e storico. Oggi, infatti, è la Giornata di Qods (Gerusalemme), cioè l'ultimo venerdì del mese di Ramadan, che per volere del fondatore della Repubblica islamica, l'ayatollah Ruhollah Khomeini, è dedicato alle manifestazioni di sostegno ai palestinesi e di ostilità verso Israele. 

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Una delle colonne portanti dell'ideologia del regime di Teheran, che da oltre quattro decenni si propone come leader del fronte di opposizione alle politiche israeliane e americane nella regione. Quest'anno, a causa dell'emergenza coronavirus, non si sono potuti svolgere i consueti raduni di piazza, con il contorno di bandiere americane e israeliane date alle fiamme. Ma la Guida, il cui discorso è stato trasmesso in diretta dalla televisione, ha fatto riferimento proprio alla pandemia per aggiungere enfasi al suo appello: «Il virus del sionismo sarà presto estirpato dalla regione», ha minacciato. Una nuova metafora clinica per descrivere Israele, dunque, dopo quella di «tumore canceroso in Palestina» già usata in passato e riproposta anche oggi. Gantz ha risposto con un analogo riferimento alla patologia quando ha definito «metastasi» della Repubblica islamica le milizie degli Hezbollah in Libano e di Hamas a Gaza, sostenute e armate da Teheran, che soprattutto su di esse - oltre che sulla Jihad Islamica - sembra contare per mettere in atto la 'guerra santà minacciata da Khamenei.

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Su questo punto la Guida è stata chiara. Non solo ha ammesso esplicitamente che l'Iran arma Hamas, ma ha anche affermato che «i gruppi jihadisti si devono espandere nelle terre palestinesi». Uno scenario dunque che sembra prospettare attacchi armati e attentati, in linea con le preoccupazioni degli apparati di sicurezza israeliani che hanno espresso dubbi sull'opportunità di estendere la sovranità del Paese ai territori della Cisgiordania, temendo che ciò possa portare a un'ondata di violenze. Timori accentuati dalla decisione annunciata nei giorni scorsi dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen di sospendere gli accordi di cooperazione con Israele, tra i quali quelli riguardanti la cooperazione nel campo della sicurezza. Anche l'Unione europea, che nei giorni scorsi attraverso l'Alto rappresentante Josep Borrell aveva preso nettamente posizione contro le ipotesi di annessione, ha condannato oggi le dichiarazioni di Khamenei, «che mettono in discussione la legittimità di Israele». Ma la Giordania, uno dei due Paesi arabi, insieme all'Egitto, ad avere relazioni diplomatiche con Israele, è tornata a schierarsi contro eventuali annessioni. Se esse avverranno «saremo costretti a rivedere tutti gli aspetti delle nostre relazioni con Israele», ha avvertito il primo ministro Omar al-Razzaz, il cui Paese ha una popolazione per il 40 per cento palestinese.

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