Le mascherine, sia quelle chirurgiche che quelle FFP2/3 o in tessuto, esattamente come quasi tutti i materiali medici sono stati testati su volti standard. Maschili. Uno 'standard' che è calcolato sulla base di caratteristiche della popolazione maschile dei paesi europei e degli Stati Uniti. La conformazione del cranio, la distanza delle orecchie, la mascella. Di conseguenza le mascherine che sono accessori vitali in questo periodo, soprattutto per il personale medico a contatto con le persone infette di coronavirus, risultano spesso extra large (e non esattamente efficaci) per i volti femminili, la cui conformazione ha volumi minori.
A far affiorare questo sbilanciamento negli standard su sui si basano le dimensioni di questi dispositivi a taglia unica è stato recentemente il settimanale in inglese Guardian. La misura unisex, in realtà, fa riferimento solo al volto medio di un uomo e questo, di conseguenza, è causa una serie di piccoli problemi di adattamento per le donne che indossano i dispositivi e devono sistemarli ai loro volti stringendo gli elastici, aggiustando gli angoli, abbassando le estremità.
La questione non è da poco ed è stata oggetto anche di un sondaggio da parte della Women’s Engineering Society che ha ammesso che il 74 % dei dispositivi medici di protezione sono stati immaginati, disegnati e pensati con misure maschili. Durante un congresso inglese di sindacati avvenuto nel 2019 è stato evidenziato che solo il 29% degli equipaggiamenti medici sono stati studiati e adattati per il corpo della donna.
Persino le mascherine sono sessiste, la maggior parte dei dispositivi basati su misure standard maschili
di Franca Giansoldati
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Venerdì 22 Maggio 2020, 10:27
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