Giuseppe Conte, l'apertura a Renzi: «Sì a infrastrutture e Family act»

Appalti, Conte ora apre a Renzi: «Sì a infrastrutture e Family act»
di Barbara Jerkov Emilio Pucci
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Venerdì 22 Maggio 2020, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 15:28

Ministri? Sottosegretari? Presidenze di commissioni? Cosa c’è dietro la trattativa con Italia viva? «Non sviliamo il dibattito, è in corso un confronto sui temi». 
Sembra veramente cominciata una nuova fase nei rapporti tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Pochi minuti dopo le parole del capogruppo di Iv Maria Elena Boschi che nell’Aula della Camera manifesta la disponibilità del suo partito a dare una mano, ecco che arriva un altro segnale di disgelo.

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Il presidente del Consiglio è appena uscito dall’emiciclo di palazzo Madama. Si ferma a parlare con alcuni senatori. L’ex presidente del Senato Grasso gli sussurra qualcosa all’orecchio, Conte saluta il capogruppo della Lega Romeo: «Invidio la tua voce, io invece ho un gran mal di gola». E poi prima di scendere le scale ecco che ripercorre il suo rapporto con il senatore di Scandicci. Al quale manda un messaggio: «Le fibrillazioni, le perplessità che si erano manifestate mi sembrano superate. Accoglieremo le proposte di Italia viva su infrastrutture e family act. E’ su quello che stiamo lavorando». Dunque parole al miele su Renzi, la conferma di quell’apertura chiesta in più occasioni dall’ex presidente del Consiglio. 

LA PRIMA TELEFONATA
Conte ricorda la prima telefonata con l’ex premier, quel colloquio che ha fatto partire il governo, in sostanza gli riconosce il merito di aver dato il via all’operazione che in estate ha spento i sogni di elezioni di Salvini. E gli riconosce un rapporto «di pari dignità». Breve flashback: «L’ho già detto a Renzi a suo tempo. Sarebbe stato meglio che mi avesse informato della sua intenzione di formare un nuovo partito».

E’ l’unico appunto che arriva nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. I “dubbi” sulla scissione con il Pd, su quella operazione che per un po’ ha messo in discussione la navigazione dei rosso-gialli. Ma poi confida che i contrasti sorti sulle mozioni di sfiducia a Bonafede sono alle spalle: «Con Renzi si va avanti su un percorso comune. C’è dialogo». Certo, la consapevolezza è che questo esecutivo sia «una anomalia», che abbia al suo interno «sensibilità diverse», ma proprio nelle difficoltà il governo ha saputo – ragiona il presidente del Consiglio – reagire e compattarsi. 

«Con Italia viva c’è piena collaborazione. Darà il suo contributo come ha fatto in passato», spiega il premier, che indossa una mascherina blu con il disegno in piccolo della bandiera italiana. «Ora c’è da lavorare insieme», insiste, comprendendo in quell’appello «a concentrarsi sulle cose da fare» proprio i due cavalli di battaglia dei renziani: il piano sui cantieri e le politiche a sostegno della famiglia. «Dalle dichiarazioni che arrivano da Italia viva c’è la dimostrazione di un atteggiamento costruttivo», assicura. E dunque «proseguiamo compatti».

Il presidente del Consiglio punta proprio sul dl semplificazione e sugli interventi al codice degli appalti. La prima preoccupazione è però legata alla fase due e alle tensioni sociali: «Non le sottovaluto. E’ stata la mia preoccupazione dall’inizio. L’ho detto subito ai ministri – osserva - che questa emergenza sanitaria si sarebbe potuta trasformare in un attimo in emergenza economica e sociale. C’è tanta sofferenza e ristrettezza economica ma gli italiani stanno dando una grande prova di responsabilità. Quando uso queste parole non le utilizzo a caso. I cittadini hanno dimostrato una grande capacità di resilienza, noi abbiamo capacità e le risorse per rilanciarci». 

Ecco, le risorse. Conte non si sottrae. Il Mes? «Non è un obiettivo. La svolta storica è sui 500 miliardi a fondo perduto, da Francia e Germania è arrivata una svolta storica». E per quanto riguarda l’azione di governo: «Noi abbiamo fatto dei provvedimenti economici importanti. Spero che sul decreto rilancio si attivi anche l’opposizione con delle proposte affinché questo dialogo sia costruttivo. Non possiamo avere noi il cerino di tutto in mano». Ora i fari sono puntati sul prossimo decreto: «Ed è su quello che ci confronteremo nella maggioranza». Anche per scongiurare ogni rischio che su quei 55 miliardi del dl rilancio facciano gola a corruttori e boss. 

ALLARME LEGALITÀ
E’ questo il maggiore timore di Conte. «Noi – sottolinea il presidente del Consiglio - semplificheremo, ma con presidi di legalità forti e rigorosi. Proprio perché andiamo ad allentare qualche passaggio, a rendere passaggi più rapidi, dobbiamo semmai rafforzare i controlli. Questo è il segreto. Altrimenti ci fermeremmo dopo due secondi. Non possiamo certo facilitare le infiltrazioni criminali. Bloccheremmo tutto. Si direbbe che la semplificazione che è stata fatta non va bene e si ritornerebbe indietro». Dunque ci saranno degli interventi sul codice degli appalti «ma noi dobbiamo rafforzare i presidi e renderli più efficaci ed efficienti perché la macchina della Pa se riesce a concentrare i controlli li rende anche più efficienti. Non è vero che la lunghezza del procedimento corrisponde ad una efficacia dei controlli».

 
 



 
 
 

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