E in funzione dell'auspicata ripresa «ci aspettiamo pari tutele sanitarie dei nostri colleghi uomini, che venga redatto un protocollo ad hoc perché quello dei dilettanti per noi non va bene per riprendere. Attendiamo poi anche le risorse per tornare ad allenarci e vivere da professioniste quali siamo». E questo perché «le calciatrici oggi sono consapevoli di essere professioniste a tutti gli effetti e quindi si aspettano un riconoscimento ufficiale del loro status». Al momento, nel panorama dilettantistico, la Serie A femminile è infatti l'unica competizione che non è stata dichiarata chiusa e che resta in sospeso con 37 partite ancora da giocare. «Quello che conta è il salto di qualità - sottolinea Gama -: bisogna approdare al professionismo. Siamo a un bivio, ma nei momenti di crisi ci sono anche grandi possibilità, si può riformare». La partita resta da giocare e, come ricordato dalla presidente della Divisione calcio femminile Ludovica Mantovani, «la scelta di credere ancora nella conclusione del nostro campionato d'élite, a cui mancano solo 6 giornate, è una sfida che le calciatrici, tra le quali troviamo il patrimonio sportivo della nostra Nazionale A, accoglieranno con entusiasmo vista la loro grinta e dedizione. Questa pausa di riflessione, che pone la nostra Serie A in una situazione unica all'interno della Federazione, deve essere vista come un'opportunità».
Nel mondo l'attenzione per il settore femminile d'altronde resta alta. La Fifa ad esempio ha messo in conto di spendere un miliardo di dollari fino al 2022 in programmi di sviluppo e proprio oggi ha annunciato una collaborazione col sindacato mondiale (Fifpro) per accelerare la crescita del calcio femminile professionistico e mitigare l'impatto della pandemia di coronavirus.
Anche in Inghilterra il tema è di stretta attualità, tanto che il The Telegraph si è apertamente schierato sottolineando il fatto che «se il calcio maschile viene salvato mentre quello femminile è lasciato a se stesso, il calcio non sarà stato salvato affatto. Sarà regredito. L'ascesa del calcio femminile e l'umore favorevole degli ultimi anni si riveleranno un miraggio». Un grido d'allarme che fa il paio con quello della più forte calciatrice di tutti i tempi, la 34enne brasiliana Marta, che intervistata sempre dal quotidiano britannico ha dichiarato: «Credo che la prossima generazione di calciatrici debba lavorare di più. Dobbiamo continuare a inviare questo messaggio perché abbiamo bisogno di sostegno. Affinché il calcio femminile abbia i diritti, devono perseverare. Non possono arrendersi»
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