Gli studenti fuorisede restano a Narni: «Così tuteliamo le nostre famiglie»

Studenti a Narni prima del Covid
di Marcello Guerrieri
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Giovedì 21 Maggio 2020, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 13:04

NARNI Gli studenti che erano rimasti a Narni durante la pandemia si sono ritrovati tutti, o quasi, il diciotto maggio, al Fondaco, il bar ritrovo di via Garibaldi: il loro numero è stato talmente elevato da causare qualche problema, almeno nel pomeriggio. Per il centinaio di studenti “reclusi” a Narni era la fine del confinamento a casa, il tempo del ritorno alla socializzazione. Qualcuno si era fatto anche delle domande sul perché fossero rimasti in città, così numerosi. Si scopre, nel parlarci, che era stata una scelta precisa: «La mia mamma lavora in una casa di riposo per anziani, una Rsa – spiega Eleonora di Nardo, secondo anno - tornare a casa significava mettere tutto in discussione anche il loro lavoro, che si sarebbe immediatamente interrotto per due settimane, quelle della quarantena. E per questo non mi sono spostata. Rimanere da sola anche a Pasqua non è stato bello».
Una responsabilità che ha coinvolto anche altre sue amiche e compagne di corso, donne, in prevalenza del sud: «Sarebbe stato creare una difficoltà economica che in questo momento non ne avevamo bisogno» aggiunge Paola Marchetti, anch’essa un secondo anno. C’è anche chi si era fermato per andare avanti con gli esami e poi è stato bloccato dal divieto di spostamento: «Avrei dovuto mettere in azione mezzo mondo – dice Fabio Seri lombardo – sono rimasto anche se avrei preferito andare a casa mia». Le sessioni di laurea si sono svolte invece tutte in videoconferenza. Marika Superti, di Salerno, è diventata così dottoressa a distanza: «La mia famiglia era al di là della webcam. Appena dopo la proclamazione ufficiale è anche spuntata una corona di alloro, che mi sono messa a solo uso dei miei. A Narni, sarebbe stato differente e qualche sbicchierata con gli amici non sarebbe mancata, dopo tre anni faticosi».
Va ricordato che la mensa universitaria di via Venti Settembre ha funzionato solo per asporto e quindi nemmeno c’è stata alcuna socializzazione tra gli studenti. Dice l’assessore Silvia Tiberti, che si interessa dei servizi sociali: «Non c’è stato alcun richiamo, nessun problema. Si sono comportati benissimo, in maniera molto consapevole dal primo all’ultimo giorno. Per fare una battuta di sicuro avranno avuto molto più tempo per studiare! Di certo sono stati esemplari».
La voglia di uscire si è però vista subito: le proteste di coloro che abitano intorno al Fondaco, un bar di “tendenza”, sono state alte, con solite frasi ad effetto, contro chi, secondo loro, non aveva rispettato le norme del distanziamento sociale previste anche in questa fase della pandemia: «Noi abbiamo messo in opera all’interno dell’esercizio tutte le misure, anche qualcuna di più, in verità, previste dai decreti. Per come si sono svolte le giornate al bar siamo tranquillissimi» spiega Roberto Montagnoli, del Fondaco. Qualche studente si è anche sdraiato negli Scaloni del Duomo, che si sono improvvisamente ripopolati. Insomma, la pandemia non è passata ma per gli studenti che sono rimasti a Narni, la strada è quella buona.
 

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