Neonato positivo al coronavirus a Parma già il 26 febbraio

Coronavirus Parma, rilevato in un neonato già il 26 febbraio
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 16:59

Il coronavirus era a Parma già a fine febbraio. Primo caso di isolamento da un lattante di 7 settimane del SarsCov-2. Il campione naso-faringeo del lattante, ricoverato, è pervenuto al laboratorio il 26 febbraio. Ciò dimostra che «la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell'epidemia riconosciuta in città» e supporta l'ipotesi che «nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta». L'isolamento è stato effettuato all'Università di Parma ed il dato è pubblicato su 'International journal of infectious diseases'.

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Primo caso di isolamento del virus Sars-CoV-2 da un neonato di 7 settimane, grazie a uno studio dell'Università di Parma su un campione arrivato in laboratorio il 26 febbraio scorso. Si tratta di un primato «a quanto risulta dai dati della letteratura scientifica internazionale», precisa l'ateneo. Il lavoro, pubblicato on line su 'International Journal of Infectious Diseases', vede come prima firmataria la direttrice della Scuola di specializzazione in Microbiologia e virologia Adriana Calderaro. Il virus è stato isolato e identificato in coltura dal team composto da Calderaro, Flora De Conto, Maria Cristina Arcangeletti e dai collaboratori nei Laboratori di virologia isolamento agenti virali e di virologia molecolare del Dipartimento di Medicina e chirurgia. L'impiego di tecnologie molecolari avanzate, in sinergia con metodi colturali convenzionali ha permesso la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2. Tuttavia, solo grazie all'esame colturale condotto per la ricerca di virus causa di infezioni dell'apparato respiratorio «è stato possibile ottenere tale risultato: il virus da coltura è stato identificato sia al microscopio elettronico, per la sua morfologia caratteristica, sia mediante identificazione del suo acido nucleico». Il campione di aspirato naso-faringeo, arrivato nei laboratori il 26 febbraio scorso - dunque nella fase iniziale dell'epidemia in Italia, quando ancora il virus non era stato individuato a Parma, ndr - è stato prelevato da un lattante di 7 settimane ricoverato nel reparto di Neonatologia. Il bebè è stato ricoverato per pochi giorni con febbre e mal di gola riferiti ad una generica affezione dell'apparato respiratorio per la quale non era stato formulato un sospetto clinico né anamnestico di Covid-19. Lo sviluppo in coltura del virus è avvenuto dopo 10 giorni, «probabilmente anche a causa della bassa carica virale del campione originale».

«Ciò dimostra ancora una volta che il metodo di maggiore sensibilità per la diagnosi virologica è l'esame colturale, praticato correntemente dagli specialisti virologi - si sottolinea in una nota dell'ateneo - che è l'unico metodo diagnostico che consente di dimostrare l'infettività del virus. Infatti, i metodi basati sulla sola ricerca dell'acido nucleico virale non consentono di dimostrare l'infettività dell'agente». Il risultato «è rilevante sia dal punto di vista epidemiologico sia dal punto di vista diagnostico. Infatti, dal punto di vista epidemiologico, il risultato conseguito dimostra che la circolazione di questo nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell'epidemia riconosciuta in città - sottolineano i ricercatori - questo a supporto dell'ipotesi che in pazienti giovani e/o nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta in conseguenza delle manifestazioni cliniche lievi e comuni ad altre affezioni respiratorie di cui questo virus è responsabile e quindi non può essere sospettato clinicamente e può avere una diffusione silente e subdola ad altri soggetti». Dal punto di vista diagnostico, la rilevanza del risultato «conferma che l'esame colturale è il metodo di riferimento per la diagnosi virologica; ciò ribadisce la necessità di attuare da parte degli specialisti virologi controlli puntuali e di applicare metodi diagnostici affidabili soprattutto nel caso di emergenza di nuovi agenti virali».

In questo caso, «il primo di isolamento in coltura del Sars-CoV-2 da lattante, a quanto risulta dai dati della letteratura scientifica internazionale, solo l'esame colturale ha consentito l'identificazione.

Infatti, le caratteristiche cliniche del caso e il periodo temporale nel quale il lattante è giunto all'osservazione medica non consentivano di sospettare questa specifica infezione che sarebbe stata disconosciuta». Infine, il risultato consentirà di avere conoscenze ulteriori su questo nuovo agente virale e di condurre analisi comparative complete con il virus isolato dalla popolazione adulta e pediatrica, sia in Italia sia nel resto del mondo.
 

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