Concorsopoli, candidati umiliati: «Se ora non vieni all'esame, poi magari ti assumiamo»

Concorsopoli, candidati umiliati: «Se ora non vieni all'esame, poi magari ti assumiamo»
di Egle Priolo
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 13:01
PERUGIA «Anziché umiliarla gli si fa capire, visto che qualcuno l'ha segnalata, che forse se non viene è meglio, e che partecipa al concorso e magari la teniamo». Con questa frase di Emilio Duca, ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Perugia, intercettata dalla guardia di finanza, si spiega come sia stata «manipolata» secondo la procura la procedura per un avviso di mobilità per un posto da logopedista in ospedale. Una delle procedure finite nella maxi inchiesta sulla sanità e per cui, insieme all'ex dg, sono indagati per abuso di ufficio in concorso anche Giampietro Ricci, professore associato al Dipartimento di Scienze chirurgiche e biomediche, e Gabriella Carnio, dirigente responsabile delle professioni sanitarie del Santa Maria della misericordia.

In pratica, secondo la ricostruzione dei sostituti procuratori Paolo Abbritti e Mario Formisano, la candidata (umbra, ma all'epoca impiegata in Emilia Romagna) avrebbe «subito pressioni» per non presentarsi al colloquio previsto a giugno 2018 «in modo da poter successivamente avviare la procedura concorsuale che, in effetti, veniva bandita in data 5 ottobre 2018. In particolare – scrivono i pm – alla candidata veniva comunicato che qualora si fosse presentata al colloquio sarebbe stata in ogni caso dichiarata non idonea; inoltre, per convincerla a desistere, le veniva comunicato che nella futura procedura concorsuale sarebbe stata considerata la sua persona».
Un magheggio «per assecondare le richieste» del professore, in base alle convinzioni della procura dopo aver ascoltato il dialogo tra i tre indagati in cui Carnio spiegava: «Abbiamo detto, trasformiamo un posto vacante, l'ho trasformato circa 5/6 mesi fa, da un'altra figura di profilo tecnico, dicendo che dovevamo proprio...». Duca: «Perfetto, era un posto che avevamo creato ad hoc».
Per evitare problemi già avuti in precedenza con chi, alla fine della selezione, non si era rivelato idoneo al ruolo, si decide quindi di forzare la procedura e anche la mano. «Se mi si dice – spiega Duca ascoltato dalle fiamme gialle - “chi viene dalla mobilità, direttore, non c'ha formazione specifica”, allora uno può cercare di trovare un equilibrio (…), il mio pensiero è: pensiamo più all'ospedale piuttosto che alle persone. (…) Se questa persona, umbra, preparata come sembrerebbe, ancorché in settori diversi, la volessimo non perdere completamente, anziché umiliarla gli si fa capire che forse se non viene è meglio (…) Gli diamo la possibilità di poter tornare in Umbria, visto che ormai in Umbria non fa concorsi nessuno se non noi, quindi se il suo obiettivo è tornare vicino casa, gliela diamo l'opportunità». Una ricerca di «equilibrio» che per la procura, però, trova il marchio “323” dell'abuso di ufficio. Accuse che i tre indagati, Duca difeso dall'avvocato Francesco Falcinelli, Ricci da Giovanni Spina e Maria Bruna Pesci e Carnio assistita dai legali Luca Maori e Delfo Berretti, sono pronti a contestare punto su punto, facendo valere la correttezza del proprio operato.
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