Toti lascia la Virtus: da Pesic a Bodiroga fino a Datome, vent'anni di gioie e delori

Toti lascia la Virtus: da Pesic a Bodiroga fino a Datome, vent'anni di gioie e delori
di Marino Petrelli
3 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Maggio 2020, 07:30
Un fulmine a ciel sereno: Claudio Toti lascia la Virtus Roma dopo 20 anni di presidenza. «Metto a disposizione il pacchetto azionario della squadra a chiunque voglia investire nel mondo del basket, coltivando i valori dello sport». Una decisione “importante e sofferta”, come lo stesso Toti scrive nella sua lettera arrivata nel pomeriggio di ieri al termine di una giornata in cui le uniche discussioni legate al basket sono state quelle sul ripescaggio del Basket Torino in serie A e i “mugugni” di Ravenna che ne avrebbe avuto lo stesso diritto. Andare avanti non si può più, aggiunge l’ingegnere romano. In questa difficile scelta «ha inciso in maniera preponderante l’emergenza Covid-19, che mi obbliga a dedicare le mie energie e le mie risorse nelle aziende di famiglia, piuttosto che nello sport». 
MOMENTI ALTERNATI 
Dalla vittoria in Supercoppa del 2001, con Toti non ancora pieno proprietario della squadra, alle semifinali scudetto del 2003 con Bucchi in panchina e poi quella del 2006 con Pesic come allenatore e Bodiroga e Hawkins le stelle in campo. Nel 2008 un’annata fenomenale con la finale scudetto persa contro Siena e il raggiungimento delle Top16 in Eurolega. Restano memorabili le imprese in casa contro il Real Madrid e la vittoria esterna a Barcellona. Seguono gli anni dei tanti allenatori, Nando Gentile, Boniciolli, Lardo, Calvani e pochi risultati. A luglio 2012, Toti annuncia il suo disimpegno dalla pallacanestro romana, salvo fare poi marcia indietro, creare una squadra senza grandi stelle, ma guidata da Calvani ad una storica finale scudetto, persa a giugno 2013, contro la Montepaschi Siena al termine di una serie ricca di polemiche arbitrali. A luglio 2015, l’ennesima doccia fredda: la Virtus non ha le risorse per proseguire la Serie A e si auto retrocede in A2, prima volta nella storia del basket italiano. Anni senza grandi sussulti, fino alla scorsa stagione, quando Toti decide che è arrivato il momento di risalire, confermando Bucchi in panchina e acquistando Nic Moore, e Sims che per la A2 sono un autentico lusso. Il 20 aprile 2019 arriva la promozione grazie alla vittoria a Legnano. Le vicende di questa stagione sono note: un avvio molto convincente, poi nove sconfitte consecutive prima della chiusura anticipata del campionato. 
QUALE FUTURO?
Il grande basket a Roma in mancanza di nuovi imprenditori disposti a investire, e che al momento non sembrano esserci, sembra avere le ore contate, anche se lo stesso Toti non vuole pronunciare la parola fine. «La squadra e la società esistono e sono a disposizione di chi vuole entrare in questo mondo, dove ho investito risorse ed energie ricevendo forse meno di quanto ho dato. Io mi fermo qui, ma mi auguro che la Virtus possa, invece, continuare per raggiungere importanti risultati sportivi e per regalare ancora gioie ed emozioni». Appare però difficile che qualcuno si possa fare avanti per rilevare il pacchetto azionario della società, sia perché il basket a Roma è sempre stato “oscurato” dal calcio, sia perché la situazione economica del paese è profondamente cambiata a causa del Coronavirus. Appena pochi giorni fa, l’idea era di ripartire da Bucchi in panchina, Baldasso e Rullo, e provare a trattenere Amar Alibegovic e Pini. Senza nessun investitore in vista, rischia la scomparsa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA