Fase 2, stop alla spesa nei supermercati della Capitale: - 10%

Cala la spesa nei supermercati
di Francesco Pacifico
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Domenica 17 Maggio 2020, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 07:18
Le file chilometriche e lente davanti ai supermercati dei giorni scorsi sono un ricordo. Così come gli incassi e i carrelli traboccanti di cibo e bevande. La fase 2, oltre a una maggiore possibilità di mobilità dei cittadini, mostra rispetto ai primi giorni dell'emergenza una notevole differenza sul fronte dei consumi: si riduce la quantità di spesa dei cittadini e, parallelamente, i maxi incassi della grande distribuzione. Gli unici segni positivi registrati nell'era del Coronavirus.

Dall'inizio di maggio i volumi di spesa a Roma e nel Lazio sono diminuiti intorno al 10 per cento rispetto allo stesso periodo di aprile, quando si era nel pieno della fase Covid. Di riflesso, gli incassi della grande distribuzione sono scesi in media di una stessa percentuale. Il mondo della Coop, per esempio, registra soltanto nell'ultima settimana un calo dell'8 per cento.

È facile ipotizzare che dietro questi numeri si possono già vedere i primi effetti di una crisi di redditi, che colpisce alcune categorie. Fatto sta che tra febbraio e aprile, invece, i supermercati hanno visto salire gli incassi tra il 10 e il 15 per cento, con punte vicine al 20 nei giorni in cui venivano assaliti gli scaffali con acqua, farina, lievito, pasta, scatolame e detergenti.

Federico Sannella, presidente della sezione alimentare di Unindustria, la Confindustria del Lazio, ha calcolato che nelle ultime due settimane il settore della Gdo ha segnato «una perdita tra lo 0,8 e l'1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso». Un numero che da solo basta per capire che l'effetto Covid, dove la crescita media è stata tra il 4 e il 5 per cento, è durato poco. «Siamo tornati ai livelli dell'anno scorso - dice Massimo Pelosi, direttore delle relazioni istituzionali del Coop del Lazio. L'esplosione dei primi giorni del lockdown è ormai finita. Reggono ancora i punti vendita più piccoli, mentre le maggiori perdite vengono registrate nei grandi mall».

Nei primi giorni dell'emergenza c'è stata - accanto alla richiesta di acqua, farina, lievito, pasta, scatolame e detergenti - anche un acquisto massiccio di freschi e di beni di alta gamma come la carne rossa o i pasti pronti. Negli ultimi giorni, invece, si comprano soprattutto gli alimenti confezionati, sicuramente meno costosi, o i prodotti per la cura dei capelli e del corpo, molto in voga in tempi dove parrucchieri ed estetisti sono stati chiusi.

Nota Sannella: «Dietro questi nuovi di trend di consumo, c'è innanzitutto il fatto che è finito quell'effetto di consumo legato anche alla necessità di stare in casa per lo smart working.
Penso a chi ha scoperto o riscoperto la passione per preparare i dolci o la pizza. Non so se in tutti questi numeri possa entrarci un calo del reddito dei consumatori, forse è troppo presto per capirlo. Cambierà invece il modo di comprare, penso al boom che c'è stato nelle vendite online, che sarà confermato anche in futuro»
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