Ezio Bosso morto a 48 anni, addio al musicista coraggioso: «Se non faccio musica mi sento malato»

Il Maestro Ezio Bosso
di Simona Antonucci
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Venerdì 15 Maggio 2020, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 08:25

«La musica classica è la migliore scuola all’ascolto che esista. E credo che non sentire il prossimo, oggi, sia uno dei problemi sociali più urgenti. Una politica illuminata dovrebbe porla al centro degli sforzi».

Ezio Bosso, direttore d’orchestra, pianista, divulgatore, capace di far avvicinare a Beethoven folle da stadio, se n’è andato. Amando la musica sopra ogni altra cosa: «Se non sto accanto alla mia orchestra, se non produco musica, mi sento malato», ripeteva sempre.

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Il Maestro torinese, 48 anni, è scomparso questa notte, nella sua casa di Bologna, a causa del degenerare delle patologie che lo affliggevano da anni. Sia i familiari sia la sua famiglia professionale, chiedono a tutti il massimo rispetto per la sua privacy in questo momento sommamente personale e intimo: l’unico modo per ricordarlo è, come sempre è stato e come sempre ha ribadito il Maestro, amare e proteggere il grande repertorio classico a cui ha dedicato tutta la sua esistenza e le cui sorti in questo momento così difficile sono state in cima ai suoi pensieri fino all’ultimo. Le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata.

Bosso era un direttore d’orchestra (smise di esibirsi al piano l'anno scorso  per un peggioramento della malattia) in grado di portare il grande pubblico ad ascoltare il repertorio classico. Aveva la capacità di accendere focolari sonori. «La musica è di tutti. Non è proprietà di qualcuno che decide e giudica. Il mondo non è diviso tra chi sa e chi non sa». Quando saliva sul palco, la distanza tra orchestra e pubblico non esisteva più. La musica acquistava un senso di necessità, diventando un tesoro per tutti, anche a chi solitamente si sente escluso dai riti accademici.

 

 


Solo nell’ultimo anno, in Italia, oltre 100.000 persone hanno assistito ai suoi concerti alla testa di diverse compagini o della sua Europa Philarmonic. Era stato a Roma, città dove debuttò giovanissimo come contrabbassista nell’orchestra del Costanzi, per l’ultimo appuntamento del 2019 dell’Accademia di Santa Cecilia. Gli spettatori accolsero in trionfo il suo ritorno al Parco della Musica dove propose uno dei suoi compositori di riferimento, Beethoven, e in particolare due delle sinfonie più conosciute, la Quinta e la Settima, come preludio alle celebrazioni nel 2020 per i 250 anni dalla nascita del genio di Bonn.

E tornò a inizio febbraio, al Teatro dell’Opera di Roma, per dirigere il concerto evento in occasione dei centocinquanta anni di Roma Capitale, con Andrea Bocelli e Gigi Proietti. Ma il grande pubblico ebbe modo di conoscerlo anche in tv dove presentò una delle sue sfide più coraggiose: su RaiTre prima a giugno 2019 (milione e trecento mila telespettatori) e poi nuovamente il giorno di Natale del 2019, fu Maestro, autore, conduttore, divulgatore, provocatore, in un format, “Che storia è la musica” che assomigliava al suo modo di vivere. «Sarò un Fiorello della musica classica», disse, presentandolo «suono, scherzo, per me immagino un massacro, ma dimostrerò in diretta l’effetto che fa, la tempesta emotiva che scatenano le note quando ti prendono in pieno».

 


Quindi, il debutto nell’Arena di Verona con i Carmina Burana, l’11 agosto scorso, segnando un record di presenze (clamoroso sold out da 14 mila fan) e l’annuncio del bis per quest’estate, in piena emergenza Covid per dirigere un’orchestra nel cuore della platea, con il coro «quasi ad abbracciare i musicisti».

Formatosi a Vienna sotto la guida di Ősterreicher e Streicher, Bosso era attualmente Direttore stabile e Artistico della Europa Philharmonic Orchestra, già Stradivari Festival Chamber Orchestra, Sony Classical International Artist dal 2016, a Febbraio 2018 è stato nominato Steinway Artist. Ezio Bosso è stato inoltre Testimone e Ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado, diretta dalla figlia Alessandra. A gennaio 2019 fu infatti protagonista sul podio dell’evento “Grazie Claudio” per i 5 anni dalla scomparsa di Abbado, guidando una compagine dei musicisti più cari al maestro Abbado provenienti da tutto il mondo.

Ha diretto, tra le altre, Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice di Venezia, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, di cui è stato Direttore Principale Ospite e che ha trionfalmente condotto sia nel teatro della città a dicembre ‘16 sia in Piazza Maggiore davanti ad oltre 10.000 persone per l’Opening Act del G7 Ambiente, concerto premiato ai Live Award di Lisbona come miglior evento musicale europeo dell’anno; la Georgian State Opera and Ballet per il gala operistico con le dive del canto Nino Surguladze e Carmen Giannatasio, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di cui è ospite assiduo, la London Simphony Orchestra, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra da Camera di Mantova, L’Orchestra da Camera Lituana, l’Orchestra Filarmonica Toscanini di Parma, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno, l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole, The London Strings, di cui è stato direttore principale, l’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, di cui è stato Direttore Musicale.

Compositore pluripremiato ed eseguito in tutto il mondo da prestigiose istituzioni, quali la Wiener Staatsoper, Royal Opera House, New York City Ballet, Théâtre du Châtelet, San Francisco Ballet, Teatro Bolshoij, Ezio Bosso è anche tra i best sellers discografici europei nel segmento classico.

Ha combattuto contro una gravissima malattia di cui non amava parlare. «C’è chi ha imparato a vedere l’uomo», commentava, «chi no. E inventa, come è successo a Sanremo. Vorrei diventare trasparente». La musica era la sua forza. «La bacchetta», diceva «è il mio potere forte. La maschera che nasconde il dolore. Quando la poggio, tutto mi piace un po’ meno». Se n’è andato con un sogno: «Trovare una casa alla mia orchestra che si chiama Europe, come la Dea, pacifista, laica, fatta da un popolo di amici che ama rischiare con me».

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