L'ora dei robot: da quello che misura la febbre a quello che fa lo chef, e c'è anche il cane anticontagio

Il robot in funzione nell'ospedale di Rimini
di Francesco Padoa
12 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Maggio 2020, 11:32 - Ultimo aggiornamento: 13:20

Ancora non siamo arrivati al giorno in cui l'intelligenza artificiale, come in alcuni film di fantascienza, prende il sopravvento sugli essere umani che l'hanno creata. Ma sicuramente l'esplosione della pandemia e la necessità di distanziamento sociale ha fatto sì che la "macchina" abbia sempre più spazio nella nostra vita quotidiana. Robot negli ospedali, robot in fabbrica, robot al ristorante, robot nei parchi, robot negli uffici: dovunque ti giri, nel mondo, la presenza di quegli esseri meccanici che parlano, si muovono, e fanno le veci dell'uomo è sempre più evidente. E più ingombrante. Anche se a volte molto utile. E senza rischio di contagio. Fattore che va tenuto in considerazione visto che in Italia sono già oltre 160 i medici morti per il coronavirus.

Coronavirus, in Brasile oltre 200mila casi. Wuhan, caccia agli asintomatici: la Slovenia riapre i confini il 31 maggio

IL ROVER CHE RACCOGLIE RIFIUTI E IGIENIZZA
Cominciamo questa carrellata dall'Italia, con un brevetto nato in Valtellina. È funzionale, sicuro, ideato, progettato e realizzato praticamente a costo zero da Secam, la società pubblica che in provincia di Sondrio si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti e del servizio idrico. Il Dres, acronimo di Drone rover environmental sanitation, tecnicamente un rover terrestre a controllo remoto, ha un valore aggiunto: sostituire l'operatore con un robot che, in maniera automatica igienizza utilizzando il liquido raccomandato dall'Istituto superiore di sanità per sanificare gli ambienti, prodotto anch'esso da Secam nel proprio laboratorio. Il liquido viene nebulizzato attraverso bocchette e atomizzato utilizzando più bracci, agendo contemporaneamente su ambiente, pareti, pavimenti e soffitti. In poche decine di minuti, a seconda della superficie, il Dres sanifica dai piccoli ai grandi spazi interni, coprendo una superficie fino a seimila metri quadrati all'ora, sostituendo il lavoro di quattro operatori. Il liquido utilizzato per il rover terrestre è una composizione di alcool etilico, acqua ultrapura e perossido di idrogeno. 

Singapore, un robot antivirus vigila sul distanziamento sociale


TIAGO, IL TUTTOFARE DEL CAMPUS BIOMEDICO
A Roma c'è un robot autonomo che può girare nei reparti e aiutare nella logistica i medici e gli operatori impegnati nei reparti ad alto isolamento Covid. È il progetto Tiago del team di robotica dell'Università Campus Bio-medico (Ucbm) di Roma. Un'unita mobile che gira all'interno del Covid Center del Campus Bio-medico e si occupa di diverse attività, un robot "tutto fare" che aiuta gli operatori già molto impegnati con l'assistenza ai malati in terapia intensiva. «Tiago si muove nel Covid Center per aiutarci nel trasporto degli emocomponenti, il sangue, i farmaci da un locale all'altro della terapia intensiva o nell'area rossa e gialla. Riesce, nel momento in cui gli operatori sanitari o i medici sono occupati in situazioni cliniche, ad espletare la logistica», spiega Felice Eugenio Agrò, direttore Covid Center Campus Bio-medico, sul sito dell'Ucbm. «All'interno del Centro Covid viene effettuata la movimentazione della strumentazione con un clic su una interfaccia grafica che individua la destinazione del robot - spiega Loredana Zullo, responsabile Laboratorio robotica avanzata e tecnologie centrate sulla persona del Ucbm - Tiago si muove autonomamente individuando gli ostacoli che trova sul suo cammino e oltre a trasportare farmaci è in grado, grazie ad una particolare strumentazione, di sanificare gli ambienti».

UN ROBOT "FAI DA TE" PER COMUNICARE CON I MALATI
Da un ospedale all'altro. Un aspirapolvere robotico, un piedistallo e due tablet, più un software liberamente accessibile e l'assistenza tecnica dei maker: sono stati realizzati così i robot fai-da-te da mille euro che si stanno sperimentandoin in due ospedali in Toscana e in un centro anziani in Lombardia, per permettere ai pazienti in isolamento per Covid-19 di comunicare con i familiari e ai medici di fare consulti a distanza. Sono il primo risultato del progetto Lht-Connect, nato per iniziativa dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova in collaborazione con la Maker Faire. In particolare l'Iit e l'università di Pisa hanno sviluppato il software opensource che permette di manovrare il robot da remoto, mentre l'azienda iRobot, produttrice dell'aspirapolvere robotico, ha concesso di accedere ai propri software per utilizzarli e modificarli. Per realizzare il robot basta seguire le istruzioni fornite dal progetto, con il supporto della comunità nazionale dei maker. I primi tre robot si stanno sperimentando presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, l'Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara, e il Centro Polivente Anziani Asfarm di Induno Olona (Varese). Negli ospedali i robot fai-da-te hanno permesso ai pazienti di comunicare con i familiari e hanno reso possibili consulti a distanza tra il medico e l'infermiere che assisteva il paziente intubato; nell'Rsa hanno messo in comunicazione gli ospiti con i parenti e portato loro quotidiani o medicinali.

 



LA TELECAMERA CHE MISURA LA FEBBRE
Sempre in Toscana è in funzione quella che sembra una telecamera come tante ma svolge un compito particolare: misura la febbre. E' stata donata dalla Smau-Gfi all'Asl Toscana Sud est ed è entrata in funzione all'ospedale della Gruccia. «E' un metodo sicuro e comodo - ricorda la Direttrice Barbara Innocenti - le persone entrano, percorrono il corridoio e dopo pochi metri vengono 'ripresè dalla telecamera. Non è necessario che si fermino e in questo modo si evitano code o contatti ravvicinati». Poi «gli operatori vedono nel loro monitor la temperatura ma la telecamera agisce in modo automatico: se la febbre è inferiore a 37,5 dà il semaforo verde collocato sulla colonna alla sinistra di chi passa. Se è superiore, il semaforo diventa rosso e la persona viene fermata. Per precauzione le viene misurata nuovamente la febbre, stavolta con un termometro auricolare. Se l'indicazione viene confermata, la persona non viene fatta entrare bensì invitata a fare i controlli necessari». La telecamera è stata donata da Smau-Gfi azienda di Terranuova Bracciolini, che svolge la propria attività nel settore dell'informatica e sicurezza. «Il modello termografico Bi-Spectrum Hikvision - ricorda Enrico Bruni, amministratore di Smau-Gfi - consente un'accurata misurazione della temperatura corporea rilevando potenziali stati febbrili. Dotata di intelligenza artificiale, è la soluzione per lo screening delle persone che hanno accesso in uffici e luoghi pubblici permettendo il controllo accurato simultaneo fino a gruppi di 30 individui. Sono quindi, telecamere adatte a tutti quegli ambienti che prevedono un grande flusso di persone, come ospedali, aeroporti, ambienti industriali».

I ROBOT CHE MONITORANO I PARAMETRI DEI PAZIENTI...
Sono alti come un bambino, entrano nelle camere e monitorano i parametri vitali dei pazienti al posto dei medici: sono i sei robot da ieri in corsia nell’ospedale di Circolo di Varese, per assistere 12 malati di Covid-19. Grazie a una telecamera permettono a medici e infermieri il monitoraggio a distanza dei parametri, un minimo esame obiettivo, e con un sistema di videocitofono si può anche parlare al paziente che – se non indossa il casco per l’ossigeno – può rispondere. Non sostituiscono il rapporto umano, dunque, ma permettono di ridurre i rischi, e di far risparmiare ai sanitari mascherine e dispositivi di protezione individuali, risorsa tanto rara quanto necessaria agli ospedali. Un’iniziativa simile a quella dell’ospedale di Varese, in Italia, è stata adottata all’ospedale Infermi di Rimini, dove un ‘robottino’ permette di effettuare televisite di pazienti ricoverati e affetti da Covid-19, limitando in maniera sensibile i rischi per il personale medico e infermieristico. Lo strumento, prodotto dall’americana InTouch Health, si chiama "InTouch Vita" ed è un piccolo robot, composto da un “corpo” su ruote ed una “testa” costituita da monitor e telecamere, entrambi comandabili a distanza da un operatore che si trova in una stazione di controllo remota, ed è in grado di realizzare una vera e propria “telepresenza”. 


... E QUELLI CHE FANNO I TAMPONI
Dunque la robotica e l'automazione
«potrebbero contribuire efficacemente alla prevenzione, allo screening, alla diagnosi e alla gestione delle malattie infettive, e alla cura dei pazienti riducendo l’esposizione degli esseri umani all’agente patogeno e quindi alla diffusione della malattia», afferma Guangzhong Yang, Direttore e co-fondatore dell’Hamlyn Center for Robotic Surgery, Vice Presidente dell'Institute of Global Health Innovation all’Imperial College di Londra. I robot possono raccogliere a distanza parametri come la temperatura e altro, e i campioni dei pazienti (i tamponi, per esempio), effettuare esami diagnostici automatizzati e potrebbero trasferire campioni o consegnare medicinali.

UMANOIDI NEL COVID HOSPITAL DI WUHAN
In Cina, nel picco dell’epidemia, sono stati introdotti robot negli ospedali per svolgere operazione di pulizia, di informazione e di orientamento ai visitatori, nell’ottica di esporre i lavoratori al minor numero di rischi possibili. Ed è proprio per ridurre i rischi che a Wuhan, la metropoli cinese epicentro dell’epidemia, un nuovo reparto ospedaliero è gestito esclusivamente da robot, che a partire dal 7 marzo si prendono cura di circa 200 pazienti. Ovviamente, nessuno di questi si occupa di operare o eseguire diagnosi sui pazienti. Il loro compito è invece quello di somministrare cibo e medicine alle persone confinate in questo reparto – che ha sede in un impianto sportivo riconvertito – e di tenere pulita tutta la struttura, riducendo così al minimo indispensabile il contatto e i rischi di contagio tra i pazienti e medici e infermieri. Alcuni di questi robot hanno una forma umanoide (fatta eccezione per le ruote), altri sono invece più simili a delle scatole semoventi. Ma tutti quanti sono in grado di muoversi autonomamente per il reparto, costantemente sorvegliati dai supervisori umani che li gestiscono da remoto e lontano dall’ospedale.

IL ROBOT CHE DISINFETTA CON GLI ULTRAVIOLETTI
Una ex studentessa della scuola universitaria di design Elisava di Barcellona ha creato un robot che disinfetta gli spazi infettati dal Covid-19 utilizzando una tecnologia a raggi ultravioletti e che è già entrato in funzione in laboratori, supermercati e ospedali.
L'Agenzia di stampa spagnola Efe spiega che il robot «disinfettante» è stato creato dalla startup catalana -startup- MTS Tech, tra i cui fondatori c'è appunto Maria Visa. L'uso della luce ultravioletta aumenta la sicurezza del personale e i livelli di disinfezione del 99,96%, riducendo così la possibilità di diffusione del virus. 


IL "CANE" DA GUARDIA ANTICONTAGIO
Un cane senza testa è invece l’immagine delle nuove regole di distanziamento sociale a Singapore. È un robot ed è stato sguinzagliato nel parco centrale della Città-Stato per «incoraggiare» la gente a mantenere un comportamento responsabile. Il robot non abbaia, ma dal suo corpo metallico che avanza sferragliando con rumore inquietante ripete le regole del lockdown. Perché anche Singapore, che all’inizio della pandemia è stata elogiata, invidiata e presa a modello per la sua capacità di contenere la diffusione del coronavirus, ha dovuto adottare misure di lockdown che dureranno fino all’1 giugno. Il quadrupede senza testa ha voce femminile per diffondere l’avviso di sicurezza che chiede ai frequentatori dell’area verde di restare ad almeno un metro di distanza per il bene di tutti. Le autorità assicurano che Spot (questo il nome del robot) non immagazzina immagini dei volti di chi ha violato le regole di distanziamento sociale. Ma le polemiche non sono mancate. 

VIDEOCAMERA DELLA METRO PER IL CONTROLLO MASCHERINA
In Francia l'intelligenza artificiale, integrata con le videocamere di sicurezza, controllerà se i passeggeri della metropolitana indossano le mascherine. La ricognizione, riferisce Bloomberg, non avrà effetti punitivi, ma servirà a generare statistiche anonime. Il test durerà tre mesi, e inizierà nella stazione di Chatelet-Les-Halles, che in periodi normali è frequentata da 33 milioni di passeggeri l'anno. In Francia la mascherina è obbligatoria nella metropolitana e il software, spiegano gli ideatori della start up Datakalab's, fornirà come unico output una percentuale delle persone dotate del dispositivo di protezione, che verrà utilizzato dalle forze dell'ordine. Il progetto ha già suscitato polemiche per i rischi per la privacy, a cui hanno risposto gli stessi ideatori. «Non raccogliamo nè conserviamo i dati - spiega Xavier Fischer, l'ad dell'azienda -. Inoltre ci sono 15 minuti di differenza tra quando i dati vengono raccolti e quando vengono inviati alle autorità».


L'ALGORITMO CHE AIUTA NELLA RICERCA DEL VACCINO
L' intelligenza artificiale aiuta ad accelerare la ricerca di farmaci e vaccini contro il nuovo coronavirus: un algoritmo passa in rassegna tutte le pubblicazioni e seleziona le più corrette, che possono cioè essere replicate da altri gruppi. Descritto sulla rivista dell'Accademia americana delle Scienze (Pnas), il risultato si deve ai ricercatori dell'americana Northwestern University, coordinati da Brian Uzzi. «Nel mezzo di una crisi di salute pubblica è essenziale concentrare i nostri sforzi sulla ricerca più promettente», ha detto Uzzi. Individuare gli studi più promettenti e che hanno più probabilità di essere replicati con nuovi test è infatti un segnale chiave che le conclusioni dello studio siano valide. Generalmente questo viene fatto con un metodo che si chiama «Darpa Score», basato su esperti che riesaminano e valutano gli studi. In media, questo processo dura circa 314 giorni. L'algoritmo impiega invece solo pochi minuti. In questo modo sia la comunità della ricerca che i responsabili politici possono prendere decisioni più rapide su come assegnare finanziamenti e dedicare tempo alle ricerche che hanno maggiori probabilità di successo. Secondo gli autori, l'algoritmo può essere utilizzato immediatamente per analizzare gli articoli scientifici relativi alla Covid-19 e determinare rapidamente quali sono i più promettenti. «Il processo standard è troppo costoso, sia a livello finanziario che in termini di opportunità», ha rilevato Uzzi. «In primo luogo - ha aggiunto - ci vuole troppo tempo per passare alla seconda fase dei test e in secondo luogo, quando gli esperti trascorrono il loro tempo a rivedere il lavoro di altre persone, significa che non sono in laboratorio a condurre le proprie ricerche». 

DALLO "SPAZIO" I ROBOT PER LA TELEMEDICINA
Anche il settore italiano dello Spazio si mobilita per la ricerca contro la pandemia con un finanziamento di 10 milioni di euro. Dai robot a guida autonoma per la consegna di farmaci ai laboratori mobili equipaggiati con tecnologia satellitare, dall'uso dei dati dei satelliti per lo studio della possibile correlazione tra inquinamento e diffusione del virus alla realtà aumentata per la telemedicina. «Sono 130 le proposte di nuove sperimentazioni di tecnologie spaziali per il contenimento, monitoraggio e contrasto della pandemia da nuovo coronavirus», spiega l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). I progetti selezionati, di cui 98 con un operatore economico italiano, saranno avviati a giugno. Due gli ambiti di applicazione: la salute e l'educazione a distanza mediante l'uso di tecnologie spaziali.  Promosso dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa), il bando "Space in response to Covid-19 outbreak" è proposto dall'Asi, in accordo con la titolare del Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche per lo spazio, Riccardo Fraccaro. Per il presidente dell'Asi, Giorgio Saccoccia, «grazie all'incremento del finanziamento possiamo fornire un aiuto concreto a tante piccole e medie imprese in questo momento di difficoltà. Siamo molto soddisfatti. Si tratta – conclude Saccoccia - di progetti innovativi non solo per la gestione dell'emergenza, ma che potranno in futuro entrare a fare parte della vita di tutti i giorni».

E PER FINIRE TUTTI A TAVOLA: CUCINA CHEF ROBOT
All'interno di un edificio amministrativo nel quartiere Changning di Shanghai, tre bracci robotici lavorano contemporaneamente per cucinare, confezionare e servire il cibo preparato dietro alle vetrate. Dopo la scansione di un codice QR per completare un ordine e pagare, i clienti ricevono i pasti appena preparati. La speciale «cucina» senza chef umani sembra aver suscitato molto interesse tra la gente del posto nel centro finanziario della Cina. Si tratta di un negozio di bento (pranzo preconfezionato) sviluppato da Xi Xiang, un'azienda di catering locale. In qualità di ingegnere progettista meccanico di questa azienda, il lavoro quotidiano di Zhao Jun è quello di «parlare» con le macchine. «Dopo che lo chef sviluppa un nuovo piatto, converto il processo di elaborazione del piatto dello chef in un linguaggio macchina», ha spiegato Zhao, aggiungendo che dopo aver preparato tutti gli ingredienti i robot sono in grado di produrre piatti paragonabili a quelli realizzati da un cuoco umano. E così si può mangiare in pace, con gusto, e senza paura di contagi.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA