Roma, «Luca morì in moto per colpa delle buche». Funzionari nel mirino

Roma, «Luca morì in moto per colpa delle buche». Funzionari nel mirino
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 14 Maggio 2020, 11:06

Non una buca enorme, visibile in lontananza. Ma una serie di trappole mortali. In poche decine di metri più avvallamenti e piccoli squarci nell’asfalto. Se via Labaro fosse stato un manto liscio, sicuro, nel dicembre del 2018 la moto Yamaha 125 di Luca Tosi Brandi non sarebbe schizzata via uccidendolo. E Luca, vent’anni, studente di infermieristica, sarebbe tornato a casa come sempre, appena finito il suo turno di tirocinio al Sant’Andrea. A certificarlo una perizia appena depositata in procura. Con una ricostruzione 3D infatti è stata mappata la via, compreso ogni tratto di asfalto compromesso. Sono state evidenziate nell’epoca dell’incidente più buche e dislivelli, poi subito rattoppate, ritenuti dal tecnico volano dello schianto della moto, finita all’improvviso contro un muro di cinta. 

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A classificarle per conto del sostituto procuratore Erminio Amelio, titolare dell’indagine, lo stesso esperto che ha ricostruito cause e dinamica dell’incidente costato pochi mesi prima la vita a Elena Aubry, 26 anni ed esperta motocilista, catapultata contro un pino dell’Ostiense da altre buche. Acquisite le ultime infomative e la perizia sulla dinamica il magistrato trarrà le conclusioni delle indagini che potrebbero portare ad addebiti di responsabilità a chi doveva occuparsi della strada, ossia ai funzionari addetti del Campidoglio. 

Nel caso bisognerà accertare se l’addebbito sia da ricollegarsi alla scarsa manutenzione o a eventuali lavori di ripristino svolti in maniera pessima eppure avallati. Luca Tosi Brandi aveva vent’anni, compiuti ad aprile, quando la mattina del 12 dicembre è morto. Aveva appena sostenuto un esame al corso di infermieristica del Sant’Andrea, felice di aver ottenuto un ventinove. Si era avviato verso casa quando è tornato indietro per riportare il telefono alla fidanzata rimasto nel suo giubbotto ed aveva tagliato il percorso passando per via Labaro. La mamma, Antonella Grenga, l’altra mattina, a 17 mesi dalla morte, come ogni ricorrenza, ha posato una rosa rossa sul luogo dell’incidente. E si è commossa. La strada ora è tornata come allora. Gli squarci si sono riaperti, l’asfalto è saltato via, i dossi sono ancora là.

«Deve bastare la morte di un ragazzo - ha detto - O dobbiamo aspettare altri morti? Chiunque può cadere in una buca. Non solo un motocilista, ma anche un anziano, a piedi. Dopo un anno e cinque mesi e un ragazzo di vent’anni morto, mio figlio, là è rimasto tutto così. Non hanno retto nemmeno i rattoppi». L’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’associazione Vittime Incidenti Stradali, che assiste la famiglia Tosi Brandi, anche punta il dito contro i ritardi nei lavori. 

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