Fase 2, il Senato approva la mozione sul sostegno al lavoro delle donne

Fase 2, il Senato approva la mozione sul sostegno al lavoro delle donne
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 16:16

Un aiuto alle donne lavoratrici, in particolare nella fase 2 della lotta al coronavirus, e un piano per superare il gender gap in ogni ambito. L'Aula del Senato ha detto sì alle mozioni sulla parità di genere e il sostegno all'occupazione femminile. Interventi per facilitare la conciliazione lavoro famiglia, nuove norme sullo smart-working, congedi parentali più lunghi, un numero telefonico per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, e misure per far emergere il lavoro nero di colf e badanti. Ecco cosa prevede, tra l'altro, il testo approvato a Palazzo Madama e presentato dalla maggioranza e sul quale il governo aveva dato parere favorevole, come ha annunciato in aula la ministra della Famiglia Elena Bonetti.  La mozione dell'opposizione è stata invece bocciata. 

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Le misure. Il testo impegna il governo «a predisporre un piano straordinario di misure finalizzato al sostegno e all'incentivazione del lavoro femminile in modo da rendere compatibili i tempi della vita e del lavoro; a proporre un intervento di modifica della normativa sullo smart working, soprattutto rispetto al diritto di disconnessione e in modo che siano le lavoratrici a scegliere l'organizzazione dei tempi del loro lavoro, prevedendo comunque anche per loro il bonus baby sitting e introducendo misure ancora più stringenti rispetto a quelle previste per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, anche istituendo un apposito numero telefonico a tal fine dedicato; a prevedere un prolungamento dei congedi parentali ulteriore rispetto a quanto previsto dal decreto-legge Cura Italia».

Il governo è poi impegnato a «prevedere misure di emersione dal lavoro nero e sommerso di colf e badanti, a promuovere ogni utile iniziativa al fine di sostenere la crescita e l'educazione dei bambini e delle bambine di tutte le famiglie, anche monoparentali, a introdurre misure finalizzate alla riduzione del
«digital divide», a prevedere una «strategia nazionale per la parità di genere, per colmare i persistenti divari di genere nel mondo del lavoro, a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, di sviluppare il pieno potenziale femminile nelle imprese, nella politica e nella società, nonché di conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale e politico».

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Le reazioni. «Una mozione comune di tutta la maggioranza sull'occupazione femminile non era scontata e per questo ringrazio tutte le senatrici che hanno contribuito, identificando interventi e politiche che metteremo in campo. Il rammarico è per la legittima scelta delle forze di opposizione di non partecipare a questo lavoro. Le donne sono state protagoniste nella Fase 1, ora nella Fase 2 e in quelle successive non possono essere relegate in casa, nel ruolo di madri e mogli, non possono perdere il lavoro. Non deve succedere di nuovo quel che successe alle staffette partigiane», ha detto in Aula la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio, firmataria della mozione sull'occupazione femminile. «Le donne rischiano il lavoro partendo da una condizione già svantaggiata nel mondo del lavoro - ha proseguito Valente - In questo momento in cui stiamo imponendo uno sforzo imponente al Paese in termini di risorse stanziate, abbiamo un'occasione unica, che non si ripresenterà, per ridefinire modelli di crescita e di consumo. Non è una cortesia nei confronti delle donne - ha concluso Valente - ma un'occasione straordinaria anche per far crescere il Pil del Paese».

«Questa mozione è frutto di un lavoro non scontato tra donne differenti per storia, cultura appartenenza politica ma capaci di mediare in autonomia per costruire insieme un testo con un impianto molto solido ma anche innovativo e radicale nei contenuti e nella visione», il commento della senatrice Valeria Fedeli del Pd. «Questa mozione segue quella per l'integrazione delle task force per la ripartenza che proprio ieri abbiamo ottenuto e che abbiamo fortemente voluto perché è necessario esserci. Non per una questione di posti o poltrone ma per costruire una vera società, un vero Paese di donne e uomini», conclude.


 

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