Mascherine per gli artisti e duecento posti: ecco i “fantasmi” dell'opera

Il Maestro Muti potrebbe dirigere in piazza del Plebiscito a Napoli
di Simona Antonucci
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:33

Quartetti d’archi in diretta radio? Musicisti in piazza del Plebiscito con il Maestro Muti sul podio? Repertorio da camera in teatri d’opera? Lirica a piazza di Siena a Roma? Concerti nel Parco della Favorita a Palermo? Una vera e propria stagione all’Arena di Verona con Anna Netrebko e Placido Domingo? Tutti “mascherati”? Prove d’orchestra nelle Fondazioni italiane, durante la pandemia di Covid-19.

In una “Terra di Mezzo”, aspettando che le indicazioni del Comitato Scientifico diventino decreto, lo sconforto si trasforma in vitalità. Ai primi di giugno (o forse a fine mese), si riaccendono i riflettori. E sovrintendenti, direttori artistici e manager dello spettacolo dal vivo stanno cominciando a muovere le pedine su una complicata scacchiera anti-virus. Cercando di posizionare 200 persone nei teatri al chiuso (contando oltre agli artisti, anche il personale, per gli spettatori resterebbe qualche decina di poltrone), mille negli spazi all’aperto, sperando che il droplet (gocciolina che un clarinetto lancia come proiettile) non faccia scacco matto.

Ma se sul tema del distanziamento si cominciano a costruire delle ipotesi, (platee trasformate in ribalte, orchestre in remoto), l’ostacolo insormontabile resta la “maschera”: il simbolo della scena è oggi il fantasma del palcoscenico.

«Un dispositivo necessario», interviene Michele dall’Ongaro, sovrintendente di Santa Cecilia «che potrebbe forse essere integrato con altre misure già allo studio. Un metro e mezzo di distanziamento tra gli archi, due metri per gli strumenti a fiati, schermature in plexiglass per gli ottoni, disposizione ad alveare, sono precauzioni che, se approvate dal tavolo tecnico, potrebbero essere prese in considerazione e diventare protocollo. Un altro tema su cui ragionare è lo spazio. Andrà valutata la cubatura e la struttura dei singoli luoghi. Siamo l’auditorium più grande d’Europa. Da noi 200 persone neanche si vedono. Al momento stiamo studiando programmi diversi. E l’ipotesi di suonare all’aperto. La Nona di Beethoven a piazza del Popolo? Concerti in Cavea? Per i romani in estate ci saremo».

Sulla differenziazione dei teatri ragiona anche Fortunato Ortombina, sovrintendente della Fenice di Venezia: «Con duecento persone è impossibile», dice, «da febbraio lavoriamo a un progetto che ci permetterebbe di ospitare in sicurezza anche 400 persone. L’orchestra verrebbe posizionata in platea e tra buca e palco, un piano rialzato e ampio. Concerti, ma anche lirica. Magari spostando l’orchestra altrove, come succede al Festival di Bregenz».

Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio preferisce essere prudente «e attendere la pubblicazione del prossimo decreto; dopo essermi coordinato con i miei collaboratori, mi esprimerò a proposito della posizione del nostro teatro».

In attesa anche La Scala: «Abbiamo programmato per primi un calendario ragionato a partire dal mese di settembre», spiega il sovrintendente Dominique Meyer «vogliamo riaprire con un duplice gesto, un pensiero per le vittime con il Requiem diVerdi e uno di fraternità e di ottimismo con la Nona di Beethoven, entrambe dirette dal Maestro Chailly. Restiamo in attesa degli sviluppi di una situazione che a Milano è ancora difficile, ma se si verificheranno le condizioni per realizzare iniziative anche prima di settembre saremo pronti a dare una risposta artistica all’altezza».

Stephane Lissner, sovrintendente del San Carlo, dopo aver espresso il sogno di portare il Maestro Muti a dirigere a piazza del Plebiscito, aggiunge: «In attesa di una normativa definitiva, la cosa che mi sta più a cuore è la tutela dei lavoratori in termini di sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda la programmazione sicuramente abbiamo già dei progetti che riguardano sia il teatro che luoghi emblema della città come piazza del Plebiscito o il Cortile d’Onore di Palazzo Reale. E’ ancora tutto in via di definizione, la mia idea più ambiziosa riguarda la funzione sociale del Teatro San Carlo affinché con adeguate tecnologie la grande musica raggiunga una platea sempre più vasta». «Oltre alla creazione di una nuova piattaforma streaming», aggiunge Lissner, «è prevista l’installazione di maxi schermi nelle periferie e quartieri difficili della città come Forcella, Scampia, San Giovanni e in tutti i capoluoghi di provincia della Regione Campania. Inoltre credo sia indispensabile creare nuove opportunità per i giovani artisti, per questo fonderemo la prima Accademia del Teatro San Carlo».

Carlo Fuortes, alla guida del Teatro dell’Opera di Roma, dopo aver annunciato un Rigoletto nel cuore di Villa Borghese, spiega: «Siamo in attesa del decreto che stabilirà le prescrizioni relative all’attività di spettacolo per gli spazi all’aperto. Sia per la realizzazione della struttura scenica e della platea, sia per conoscere le limitazioni per artisti e tecnici. Subito dopo saremo in grado di realizzare lo spazio teatrale a Piazza di Siena e di definire il programma artistico con date e dettagli».

L’Arena di Verona che ha già annunciato una stagione chiarisce: «Ritengo», spiega la sovrintendente Cecilia Gasdia, «che mille posti siano troppo pochi. Ogni teatro è diverso. All’Arena, il più grande teatro d’opera all’aperto al mondo potremmo far entrare sulle gradinate anche 2500 persone, con l’esclusione della platea che diventerebbe il palcoscenico. Per quanto riguarda gli artisti e in particolare i fiati dell’orchestra, il coro o i solisti, il problema è quello della mascherine. È chiaro che non è possibile suonare strumenti a fiato o cantare con la mascherina. Ci vorranno delle specifiche indicazioni sulle distanze che permettono di suonare o cantare. Esistono già delle indagini scientifiche approfondite in alcune realtà d’oltre alpe. In base ad alcuni esperimenti qualitativi per visualizzare il flusso del fiato e misurazioni quantitative della velocità nell’aria fatte all’estero, parrebbe, a una prima conclusione, che 2 metri di distanza per questi specifici comparti possano essere sufficienti a garantire un altissimo livello di sicurezza. Speriamo in una deroga».

«Anche perché se le indicazioni dovessero restare le stesse», aggiunge Fulvio Macciardi, sovrintendente del Comunale di Bologna, «stiamo parlando del nulla. Si possono costruire degli eventi per lanciare segnali di vita. Ma così la programmazione ordinaria è impensabile».

Ai nastri di partenza l’Orchestra della Rai, ma senza spettatori. Ernesto Schiavi, il direttore artistico, ha ideato una rinascita in più “atti”, per gli ascoltatori di Radio3 Suite. «Nello spirito del servizio pubblico, perché siamo l’orchestra del servizio pubblico, è nostro dovere proporre musica eseguita dal vivo per Radio3. Partiremo con organici in ordine crescente», spiega, «per inaugurare un programma sinfonico a luglio». Nel nome di Beethoven, con direttori d’orchestra che potrebbero essere Gatti e Luisi.

L’ultima parola a Francesco Giambrone, guida del Massimo di Palermo e presidente dell’associazione delle fondazioni lirico-sinfoniche: «Se le regole sono queste dobbiamo reinventarci. La lirica a queste condizioni è molto difficile da realizzare. Faremo altro. Stiamo studiando come portare la musica al Teatro di Verdura alla Favorita. E sto organizzando un evento in teatro per l’anniversario che cade proprio oggi dei 23 anni della riapertura del Massimo. Lo faremo per duecento persone, ma lo faremo. Il teatro ce lo riprendiamo».

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