Coronavirus e moda, Stefano Dominella: «Nel Lazio ripartire puntando su artigiani, giovani e piccole imprese»

Stefano Dominella_Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
5 Minuti di Lettura
Sabato 9 Maggio 2020, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 15:49

La televisione è sempre stata di tendenza per Stefano Dominella. Tant’è che il riconfermato presidente della Sezione Moda, Design e Arredo di Unindustria, l’unione delle imprese e degli industriali del Lazio che associa circa 43 aziende e 1600 dipendenti, non dice mai di no all’invito “Vieni da me” di Caterina Balivo nel programma pomeridiano di Rai Uno, ispirato al talk americano “The Ellen DeGeneres Show”, dove è protagonista dello spazio “L’ascensore”. Per mandare prima all’Inferno o in Paradiso, e dopo il lockdown in un attico o in cantina, i Vip amati dal popolo del gossip e le loro stramberie. Ma, quando si parla di fashion, Dominella torna ad essere serio e ha le idee chiare sul futuro del settore a Roma e nella regione. Nell’intervista per Il Messaggero.it, i progetti e le sfide rivolti a giovani, artigiani, piccole e medie imprese che hanno accusato maggiormente il duro colpo economico inflitto dal Covid-19. La soluzione secondo il presidente della maison Gattinoni Couture? Ripartire insieme puntando sulla creatività.

Coronavirus, come cambierà lo shopping: dal lusso al sostenibile ecco cosa compreremo
 
Cosa resterà della moda a Roma?
 
Invece di pensare a cosa resterà, sono propositivo e mi auguro che nascano idee innovative. La Regione Lazio ha reso pubblici alcuni bandi per le start up che potrebbero essere interessanti per le nuove generazioni. I negozi, finché non ripartirà il turismo, saranno sicuramente penalizzati perché la Capitale si mantiene grazie allo shopping degli stranieri, visto che gli acquisti degli italiani, nella fattispecie dei romani, ammontano solo al 12%. Quindi molto poco se si considera una prospettiva di vendita più ampia.
 
Un affaire politico o economico?
 
L’Italia era un Paese indebitato e al limite della sopportazione socio-economica ancora prima del Coronavirus. Il Covid-19 ha dato la mazzata finale. Non viviamo in una nazione come la Germania ma in uno stato che già affrontava una situazione di acuta sofferenza sotto questo profilo. Spero nell’Ice (Italian Trade & Investment Agency) e nei suoi progetti di internazionalizzazione ai quali possono partecipare pure i giovani. Se ci sono valide proposte, si possono intercettare le risorse opportune.
 
C'è poca attenzione per gli artigiani e per le piccole e medie imprese.
Non ce n’è affatto. Il Lazio è una regione manifatturiera di microimprese costituite da artigiani che producono principalmente conto terzi. Spesso siamo davanti a laboratori, che non hanno una struttura aziendale, e che presentano 4 o 5 dipendenti. A causa dell’emergenza sanitaria e della pandemia non riescono a far fronte alle consegne per le multinazionali con cui lavorano e rischiano non solo la chiusura, ma anche di essere sostituiti da altre industrie europee e internazionali capaci di rispettare la puntualità delle rimesse.
 
Si potrà ancora parlare di Haute Couture nella Capitale?
 
No, escludo l’alta moda che non esiste già da tempo. Vive per i romantici, per chi a volte vuole  sognare e decide di sfilare con una collezione. Sicuramente è in controtendenza per la città, è troppo dispendiosa e non commerciale. Anche se Roma possiede tutte le caratteristiche per portare avanti il discorso dell’artigianalità attraverso un tessuto sartoriale e ad un know-how indispensabili che sono necessari per la filiera produttiva. Perché l’Haute Couture capitolina del passato, mi riferisco agli anni ’70 e ’80, ci ha regalato validissimi professionisti del bello e ben fatto italiano.
 
Quali sono le proposte di Unindustria per aiutare chi è stato colpito dalla crisi?
 
Unindustria può muoversi per accendere i riflettori su alcune categorie che necessitano tutele in questo difficile e delicato momento storico. In particolare le medie e microimprese. Penso, in prima battuta, agli accordi con l’Ice e al “Club della creatività”, istituito all’interno della Sezione Moda che presiedo e con il quale siamo stati ambasciatori del made in Italy in Giappone. Tra i progetti in cantiere c’era quello di una tre giorni di showroom che avrebbe visto protagonisti i brand emergenti e le loro capsule collection a Seul, in Corea del Sud. Ma, per ovvi motivi, l’evento è stato rimandato. Bisogna ricreare un network per le piccole aziende, con l’obiettivo di preservare, come conseguenza indiretta, gli artigiani che oggi non hanno neanche i soldi per pagare l’affitto del loro laboratorio.
 
Non solo stilisti, ma anche chi lavora dietro le quinte: sarte, stylist, make up artist e look maker. Quali prospettive per loro?
Tutto bloccato anche per queste categorie, e tra gli artigiani includo naturalmente le sartorie. Rimane ferma l’intera industria che gira intorno al fashion system, dagli allestimenti ai catering, fino ai truccatori e ai parrucchieri che, dopo quasi tre mesi di inattività, si ritroveranno a fare i conti con le spese da sostenere. Pagando un prezzo elevato.
 
È favorevole alle fashion week digitali?
Credo sia un passaggio obbligatorio, che coinvolge soprattutto i grandi marchi e le griffe, con una corsia preferenziale di visibilità per la stampa e i buyer. È l’unica strada percorribile considerando la situazione attuale che stiamo attraversando. E chi ha un fatturato alto deve, per causa di forza maggiore, promuovere le sue collezioni.
 
Bandi e finanziamenti a fondo perduto da parte della Regione Lazio per associazioni culturali e start up. Secondo lei l'orientamento del presidente Nicola Zingaretti avrà un seguito o resterà una promessa ideale?
I bandi, se sono stati pubblicati, avranno sicuramente un seguito. Confido nell’operato dell’assessore alle attività produttive Paolo Orneli. È necessario mettere in moto il cervello e la creatività, compilando i form richiesti e presentando progetti realizzabili che, attenzione, non riguardano solo l'abbigliamento.
 
Stessa sorte del non pervenuto bonus Inps?
Il bonus dell’Inps e la cassa integrazione seguono le tempistiche burocratiche statali. A livello regionale è diverso perché l’amministrazione territoriale attinge direttamente dai fondi europei che ha a disposizione.
 
La kermesse Altaroma è stata rimandata a settembre. Come valuta le azioni della presidente Silvia Venturini Fendi in favore dei giovani designer durante il lockdown? 
Mi sembra giusta la decisione del rinvio senza cancellare la manifestazione. Gli incontri virtuali organizzati sul web, o qualunque strategia social volta a valorizzare i talenti in modo decoroso, sono lodevoli e apprezzabili.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA