A Monte San Biagio test sierologici per i cittadini in prima linea durante la fase 1

A Monte San Biagio test sierologici per i cittadini in prima linea durante la fase 1
di Barbara Savodini
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Venerdì 8 Maggio 2020, 17:45

Per gli enti locali le risorse a disposizione sono sempre troppo poche ma, per la sicurezza della città, si fa l'impossibile.

Questo lo spirito dell'ultima determina approvata dal Comune di Monte San Biagio.

Cercando tra le pieghe del bilancio, il sindaco Federico Carnevale e la sua amministrazione sono riusciti a individuare una piccola somma da destinate all'acquisto di test sierologici per le persone che, durante l'emergenza, sono state in prima linea.

I volontari della protezione civile e i dipendenti della Multiservizi, per esempio, ma anche le forze dell'ordine, i funzionari comunali e i donatori Avis.



«Grazie ad un accordo con il centro analisi GalenoMed di Fondi – spiega Carnevale – siamo riusciti a finanziare 200 test ricevendone 10 in omaggio. Abbiamo così deciso di estendere l'analisi, finalizzata ad individuare i soggetti che sono inconsapevolmente entrati in contatto con il Covid-19, anche ad altre categorie rimaste in prima linea per tutti i 60 giorni di lockdown come, per esempio, gli esercenti dei supermercati e delle attività commerciali della filiera agroalimentare».

Monte San Biagio ha avuto soltanto due casi di coronavirus, entrambi i pazienti sono già guariti da tempo, però ora l'amministrazione vuole andare più a fondo e ricostruire gli ultimi due mesi di epidemia nel paese presepe.

Come noto, infatti, mentre i tamponi forniscono un'istantanea sull'infezione, i test sierologici "raccontano" la storia della malattia andando a individuare l'eventuale presenza di anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta al virus.

L'obiettivo principale, insomma, è scoprire se, tra le fasce più a rischio, qualcuno abbia contratto il virus in forma asintomatica.

«Abbiamo poi deciso di estendere i test – conclude il sindaco di Monte San Biagio – anche ai donatori di sangue che, molto altruisticamente, si sono esposti in prima persona per rimpolpare le riserve ematiche in calo durante l'emergenza, e a chi ha lavorato nella filiera agroalimentare per garantire il cibo sulle tavole dei monticellani».

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