Carabinieri a cavallo, quando il lavoro diventa una passione

Carabinieri a cavallo, quando il lavoro diventa una passione
di Marco Pasqua
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Martedì 5 Maggio 2020, 01:23 - Ultimo aggiornamento: 11:28
Per capire cosa accade tra un carabiniere a cavallo e il proprio animale, bisogna venire alle 7 di mattina, di un qualunque giorno - anche il 1° maggio o il 15 agosto - nella caserma Salvo D'Acquisto, a Tor di Quinto. E' qui che ha sede il 4° Reggimento carabinieri a cavallo, retto dal colonnello Stefano Caporossi. Un ettaro e mezzo, circa 270 cavalli per 230 militari. Ci sono i Murgesi, coraggiosissimi e pazienti, i Maremmani, c'è il Persano, i Lipizzani. Ma, soprattutto, c'è chi con loro stabilisce un rapporto unico.
 
 

Dopo l'addestramento, che può durare fino a 12 mesi, questi esemplari docili, coraggiosi e versatili (volendo sintetizzare le loro qualità), diventano compagni infaticabili dei loro cavalieri. Che, ogni giorno, se ne prendono cura: dalla mattina fino all'ultima foraggiata delle 17. Li conoscono così bene, che sanno persino qual è la loro posizione preferita nel dormire. I più coraggiosi sono quelli usati nell'ordine pubblico: non reagiscono neanche ai petardi. Animali imprevedibili («100 cadute fanno un buon cavaliere», è il detto in voga da queste parti), ma fedelissimi. Per entrare in questo Reggimento bisogna superare un esame mirato: e qui non c'è solo l'amore per la divisa, ma c'è anche la voglia di condividere un pezzo della propria carriera con queste creature straordinarie. 
 
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