Fase 2, tanta voglia di calcio. Via agli allenamenti ma il campionato resta in salita

Fase 2, tanta voglia di calcio. Via agli allenamenti ma il campionato resta in salita
di Romolo Buffoni
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Martedì 5 Maggio 2020, 07:30
 Il calcio manca ai tifosi, che ormai nemmeno durante l’estate vivono 57 giorni - e otto week end - senza partite (astinenza ancora in corso...). Manca alle pay tv, che in questi due messi hanno raschiato il fondo del barile dell’amarcord ritrasmettendo tutto l’archivio pallonaro. Manca alle società di betting, che ormai in lavagna hanno il campionato del Turkmenistan e della Corea del Sud. Ma, il calcio, manca sopratutto a loro: i calciatori. Ragazzi che praticamente dalla nascita non hanno fatto altro che prendere a calci un pallone, accompagnati da fiumi di adrenalina, di denaro e popolarità per chi è arrivato ai massimi livelli. Divi dello sport che, oggi, sono decadenti agli occhi della gente che non ne sopporta il privilegio dei controlli sanitari. «I tamponi non ci sono per gli ammalati e invece per i giocatori sani sì», l’obiezione più gettonata accompagnata dall’osservazione «il calcio adesso non rappresenta una priorità». Ed è vero, ma lo sport più popolare è anche un’azienda che, in Italia, fattura 5 miliardi di euro l’anno riversandone 1,5 nelle casse dell’erario, contribuendo alla vita degli altri sport e dando lavoro a migliaia di persone.

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PRIMI PASSI
Da ieri i giocatori hanno rimesso piede nei centri sportivi per “sedute motorie” rigorosamente individuali stante il divieto ad allenamenti di squadra ancora in vigore per contrastare la pandemia. Divieto che dovrebbe decadere dal 18 maggio se la Fase 2 andrà bene mentre, per il ritorno del campionato, «per ora non se ne parla» continua ad ammonire il ministro Spadafora. «La Lega vuol tornare a giocare nel rispetto delle norme sanitarie - ha detto ieri Claudio Fenucci, ad del Bologna che oggi riapre Casteldebole -. Un rischio zero forse non c’è, ma vanno cercate le condizioni di massima sicurezza. È un’industria che fattura 14 miliardi di euro con l’indotto. Merita rispetto per numeri e contenuti che genera. Il calcio non può essere trattato in questo modo, ci sono milioni di italiani che lo seguono con passione. Sarà la politica alla fine a fare una sintesi e a darci indicazioni. Il calcio non si è mai posto in contrapposizione con altri sport. Non va dimenticato che lo sport per il 32% vive delle tasse che provengono dal calcio. Sappiamo di avere un ruolo guida, la demagogia ci identifica come un settore di privilegiati». Anche un presidente contrario dalla prima ora alla ripartenza del torneo, come quello del Torino Urbano Cairo, ieri ha aperto uno spiraglio: «Un tentativo va fatto - ha detto il massimo dirigente granata a margine della commemorazione del Grande Torino a Superga (ieri ricorreva il 71° anniversario della sciagura) -. Ma è fondamentale che ci sia un protocollo assolutamente di grande sicurezza per la salute di tutti quanti gravitano intorno al calcio». Ieri è stato un gruppetto di giocatori del Sassuolo (Djuricic, Rogerio e Magnani) a rimettere piede nel Mapei Center dove sono giunti già in tenuta sportiva, correndo ben distanziati l’un l’altro e senza avere a disposizione né spogliatoi, né palestra. A Trigoria, la Roma ha dato il via alle visite mediche aperte da Dzeko e i portieri Pau Lopez, Mirante e Fuzato (sedute da giovedì). Oggi Formello, Appiano Gentile, Zingonia e alla Continassa riaprono i battenti Lazio e Inter (ma solo per le visite mediche), Atalanta e Juventus. Domani a Collecchio e a Bogliasco si rivedranno Parma e Samp. Via via tutte le altre, alcune delle quali attende le linee guida del protocollo Figc prima di rimettersi in pista e sperare di rimettere la palla al centro. A porte chiuse, chiaramente.
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