Virus, in Lombardia «falsato il dato sui morti». Nuovi contagi sotto l'1%

Virus, in Lombardia «falsato il dato sui morti». Nuovi contagi sotto l'1%
di Mauro Evangelisti
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Domenica 3 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 13:50

Ma davvero in Lombardia ci sono stati 329 morti per Covid-19 in un solo giorno, molti di più di quelli registrati in tutta Italia venerdì? «No - spiega l'assessore al Welfare, Giulio Gallera - in realtà i decessi nei nostri ospedali sono 49 nelle ultime 24 ore. I Comuni notificano tutti insieme al sistema il numero dei decessi avvenuti nell'intero mese precedente, dunque in questo caso in aprile, fuori dagli ospedali, per questo sembra così alto il dato». Bisogna partire da questa precisazione della Regione Lombardia per parlare dei numeri diffusi ieri dalla Protezione civile che, con un totale di 474 morti in un giorno ha fatto pensare a un peggioramento sensibile della situazione, visto che il giorno prima erano stati 269. In realtà, i decessi di ieri sono stati 192, il dato più basso di sempre. 

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FRENATA
Questa precisazione spiega che non c'è stata un'impennata del numero dei decessi (anche se nel mese di aprile comunque ci sono stati 280 morti in più in Lombardia), per capire come stiano andando le cose è più utile soffermarsi sugli altri numeri. I nuovi casi di coronavirus sono 1.900, meno del giorno precedente quando erano stati 1.965. Il totale ora è di 209.328, l'incremento è dello 0,91 per cento, ancora sotto l'1 per cento.
 



Voce tamponi: ne sono stati eseguiti 55.409 (non è il record, ma è comunque un dato molto alto), significa che su 100 test solo il 3,4 per cento è risultato positivo (piccolo incremento però rispetto ai giorni passati). Sul fronte dei posti letto, in pochi tra i nuovi positivi per fortuna finiscono in terapia intensiva: in totale ora siamo a quota 1.539, 39 in meno del giorno precedente. Anche i ricoverati in altri reparti sono in calo, ora sono 17.357, 212 in meno. Visto che i guariti sono 1.665, ad oggi dei casi attualmente positivi (100.704, cioè 239 in meno) solo il 19 per cento è in ospedale. Detta in altri termini, l'81 per cento di chi oggi è positivo in Italia è a casa, non necessita del ricovero e solo l'1,5 per cento è molto grave, dunque in terapia intensiva.

In uno scenario in miglioramento, ci sono però ancora regioni in evidente difficoltà. L'incremento più significativo di casi positivi è in Piemonte (ancora il 2,3 per cento, molto più del doppio della media nazionale che è 0,9) e Liguria (1,9). In particolare, il Piemonte anche ieri ha fatto segnare 33 decessi. Un'analisi della Fondazione Gimbe, sui dati della settimana precedente, mostra che le province con la percentuale di crescita di infetti più alta sono quelle di Asti, Savona, Genova e Torino. L'Emilia-Romagna sembra avere invece superato la fase più drammatica: ieri i nuovi casi positivi sono stati 206 che rappresentano un incremento sotto la media nazionale dello 0,8 per cento. 

CAPITALE
Piccolo campanello di allarme invece nel Lazio, a causa del cluster di un clinica privata (la Latina a Roma) che ha così fatto schizzare a quota 84 il numero dei positivi, con una percentuale di incremento dell'1,2 per cento, ben al di sopra di quella che era stata fatta registrare negli ultimi giorni. Il fatto di avere però già individuato il focolaio nella struttura sanitaria, dovrebbe preservare la Capitale dalla diffusione del contagio. Al centro-sud continua la frenata: in Calabria zero casi, in Umbria e Molise 1, in Basilicata e Sardegna 2.
 

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