Fifa e Uefa, indicazioni discordanti sulla ripartenza. L'Europa del calcio si spacca

Fifa e Uefa, indicazioni discordanti sulla ripartenza. L'Europa del calcio si spacca
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 07:30

Rinvii, stop definitivi e decisioni alla giornata colorano il calcio dei cinque principali campionati. A dimostrazione che una Europa del calcio non esiste. E così mentre la serie A fa la guerra con il governo, la Ligue 1 francese si ferma. Ma non si arrende. Niente calcio almeno fino ad agosto. Di fatto la stagione 2019-2020 si stoppa qui. Ma non definitivamente, perché con ogni probabilità slitterà anche l’inizio del prossimo campionato già fissato per il 23 agosto. E’ stato il premier Edouard Philippe, presentando in parlamento il piano della riapertura dall’11 maggio, a darne l’ufficialità. Secondo alcune indiscrezioni però la Ligue 1 starebbe pensando di ripartire con gli allenamenti a fine agosto e proponendo di chiudere la stagione in corso a dicembre. Proseguendo poi con la nuova stagione sull’anno solare. La stessa scelta presa in grande considerazione dal presidente della Federcalcio italiana, Gabriele Gravina. Idea che piace molto al numero uno della Fifa, Gianni Infantino perché permetterebbe ai campionati di allinearsi così al mondiale 2022 che si gioca tra novembre e dicembre. La federazione internazionale non a caso non ha fissato paletti per la chiusura dei campionati. Emblematico il messaggio del comitato medico della Fifa: «Non si giochi fino a settembre». 

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IL CASO COPPE EUROPEE
Già, in netto contrasto con la “rivale” Uefa guidata da Aleksander Ceferin che invece di scadenze ne ha imposte ben due. La prima è quella del 25 maggio quando bisognerà comunicare se e come s’intendono finire i campionati. Tornei che obbligatoriamente non dovranno andare oltre il 2 agosto perché subito dopo si giocheranno le coppe europee. Un affare da circa 3 miliardi di euro. Insomma dopo averne persi 2 dell’Europeo, a Nyon non vogliono rinunciare ad altro. Bene ma l’interrogativo che subito ci si pone è Potranno il Lione (che deve giocare l’ottavo di ritorno di Champions contro la Juventus) e il Psg (già ai quarti sempre di Champions) riprendere la preparazione e giocare? Una incongruenza enorme in caso affermativo. In caso negativo un problema serio per la Uefa. 

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PREMIER E BUNDES PRONTE
E il resto d’Europa che fa? Una linea comune non esiste. Impossibile visto che a decidere sono i governi e ognuno ha i suoi Conte e Spadafora. L’Olanda è stata obbligata dal governo: la KNVB (Federcalcio olandese) ha alzato bandiera bianca invitando le società di Eredivisie ed Eerste Divisie a votare in video-conferenza prima di prendere una decisione definitiva sulla classifica. E già fioccano le cause: l’Az Alkmaar rivendica un posto di diritto nei gironi di coppa e non ai preliminari, anche l’Utrecht è pronto ad avviare un’azione legale chiamando in causa la Uefa. Sul piede di guerra pure le due grandi deluse, de Graafschap e Cambuur. Domani conoscerà il suo destino anche la Bundesliga tedesca. Molti club già si allenano da diverso tempo e ieri hanno anche incassato il parere favorevole dai ministri dello sport dei 16 Laender federali. La scelta finale spetterà alla cancelliera Angela Merkel. Anche l’Inghilterra è vicina al calcio di riavvio. La data individuata è il 9 giugno. Il governo britannico ha dato il via libera per la ripresa, venerdì verrà discusso il protocollo di sicurezza. Intanto la Premier ha stanziato 4 milioni per acquistare 26 mila test per il coronavirus. L’Arsenal è tornato ad allenarsi. L’allenatore del Luton, invece, è stato il primo ad essere esonerato per far respirare le casse di una società. Clima positivo anche in Spagna. Il primo ministro Sanchez parlando ieri alla Nazione ha toccato anche il tema sport, non senza generare qualche incertezza. Possibili allenamenti individuali dal 4 maggio (o dall’11) e in una seconda fase in gruppo. Il presidente della Liga, Tebas ieri era tornato alla carica: «Perché è meno sicuro giocare a calcio che lavorare in fabbrica?» 

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LA CRISI E LA SUPERCHAMPIONS
La crisi del coronavirus ha colpito frontalmente il modello economico del calcio che si è dimostrato relativamente stabile. La crisi potrebbe però travolgere tutto in caso di stop definitivo. E allora si pensa a come il calcio potrebbe cambiare. Se molte squadre dovessero fallire, specialmente quelle più piccole, le big di ciascun paese potrebbero trarne vantaggio per formare un campionato europeo chiuso. Esattamente quella Superchampions tanto cara al presidente della Juve, Andrea Agnelli. E allora ecco che diventa fondamentale capire chi vuole sfruttare la crisi di oggi per dare nuova forma al calcio di domani.

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