Le proposte sul tavolo sono molte, dalla distillazione, ovvero la fornitura di alcool per l’emergenza con uno stock al prezzo di costo, alla vendemmia verde che significherebbe raccogliere meno uva riducendo sia le spese che la produzione, passando per il cosiddetto ammasso privato. Ovviamente si cercano misure incentivanti per le singole cantine, anche recuperando risorse dagli stanziamenti per le attività di promozione che non sono partite: «Stiamo parlando di misure per poter tenere in vita un comparto che rischia grosso - ammette Sepiacci senza mezzi termini - e l’Umbria non può permettersi passi falsi. Speriamo che ci saranno anche delle opportunità e dovremo assolutamente coglierle. Parliamo soprattutto di esportazione, anche perché il grosso della partita si gioca lì. Il vino umbro non è molto conosciuto e Umbria Top, che ha come missione quella di farlo conoscere nel mondo, potrebbe avere un ruolo decisivo. Ci stiamo confrontando con la Regione e sembra che la nostra idea stia piacendo, ovvero quella di promuovere l’immagine di un territorio che anche in questa emergenza è rimasto ai margini. Le più famose aree di produzione italiane sono state colpite dal virus con maggiore violenza, mentre l’Umbria per fortuna meno. La proposta è condurre un’attività promozionale che metta in evidenza le particolarità dell’intera regione, fatta di territori diversi ognuno con le sue interessanti peculiarità. Il messaggio punterà soprattutto a raggiungere mercati come quelli di Germania, Benelux, Inghilterra, Cina e Stati Uniti».
E mentre l’Umbria del vino è pronta a ripartire con nuovo slancio, sembra del tutto fuori fuoco l’attuale dibattito sul presunto grande problema dell’agricoltura, quello del reperimento della manodopera: «Al centro della discussione c’è la mancanza di bassa manovalanza, con retribuzioni, garanzie e diritti minimi - chiarisce il presidente di Umbria Top Wine - ma nel mondo vitivinicolo questo non esiste. Qui si utilizzano squadre di professionisti, pagate e tutelate il giusto. Certo, va detto che i voucher erano lo strumento ottimale, perché ogni imprenditore andava all’Inail e registrava singolarmente persone che conosceva direttamente. Oggi si è costretti a lavorare con delle squadre e diventa molto difficile avere un controllo puntuale. Personalmente auspico un ritorno a dei sani voucher. Il lavoro agricolo ha bisogno di gente formata e preparata, ma conoscendo il nostro mondo non mi sento molto ottimista in tal senso. Del resto la qualità in una produzione, come quella del vino, si fa raccogliendo a mano, però il personale con le giuste competenze difficilmente si trova».
Intanto da qualche giorno il molte delle cantine aderenti al Movimento Turismo del Vino Umbria stanno promuovendo insieme, anche con il supporto di Umbria Top Wines, la possibilità di ordinare e ricevere a domicilio i loro vini, “in totale sicurezza e nel rispetto delle misure di contenimento del Covid-19” si legge sulla pagina Facebook ufficiale del MTV. Ecco la lista di quelle aderenti ad oggi, che ho possibile contattare attraverso i relativi siti web: Colle di Rocco, Cantina Sasso dei Lupi, Agricola Colle del Magghio, SAIO Assisi, Cantine Zanchi, Perticaia Cantina Winery, Tenuta di Salviano, Vetunna - Cantine Bettona, Mevante, Cantina Goretti, Terre Margaritelli, Cantina Dionigi, Cantina Terre de Trinci, Cantina Roccafiore, Fattoria di Monticello, Chiorri, Azienda Agraria Carlo e Marco Carini, Cantine Giorgio Lungarotti, Adanti Azienda Agricola, Argillae, Cantina Castello di Corbara, Locanda Palazzone, Cantine Blasi, Cantina Baldassarri, Cantina Terre de Trinci, Cantine Briziarelli, Castello di Magione, Cantina Di Filippo, Duca della Corgna, Cantina La Veneranda, Milziade Antano Fattoria Colleallodole, Cantine Neri, Pucciarella Azienda Agricola, Sportoletti, Tenuta le Velette, Tenuta Vitalonga e Terre De La Custodia.
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