La Roma anni 80, quella del coronavirus e il rito che i francesi non capiscono

Via Giulia
di Pietro Piovani
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Lunedì 27 Aprile 2020, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 14:51
Nicolas Pascarel è un fotografo e scrittore francese che ha vissuto per anni a Roma (ora si è trasferito a Napoli) e su Facebook sta tenendo un bizzarro diario dei giorni del coronavirus. In uno dei suoi post ha ricordato la vita nella Capitale negli anni 80, quando abitava dalle parti di via Giulia e il centro storico non era affatto quel paradiso che oggi ci raccontiamo, ma al contrario un posto buio e noioso, dove la sera non c’era molto da fare e la notte si incontravano solo barboni e scippatori che si bucavano per la strada. All’inizio del suo soggiorno romano, Pascarel fu molto colpito da un rito tutto nostrano: il cambio di stagione. «Se c’è una cosa veramente 100% Made in Italy è proprio il cambio di stagione» scrive il fotografo, raccontando di quando gli amici gli dicevano: «No oggi non possiamo vederci, devo fare il cambio di stagione» e lui non capiva. A noi romani in effetti sembra normale che due volte l’anno ci si chiuda in casa per traslocare tutti i vestiti della famiglia da un armadio all’altro, ma a pensarci bene di normale c’è ben poco. 
Questa volta, però, il cambio di stagione non ci ha fatto rinunciare a nessun appuntamento: in casa ci siamo dovuti restare per tutt’altri motivi. È un’altra particolarità di una primavera che non ha precedenti, e che speriamo non abbia repliche.

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