Coronavirus bar e ristoranti, il vicepresidente Epam: «Al tavolo solo con mascherina e bisogna firmare la liberatoria»

Coronavirus bar e ristoranti, il vicepresidente Epam: «Al tavolo solo con mascherina e bisogna firmare la liberatoria»
di Simona Romanò
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Venerdì 24 Aprile 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 11:25

Nella Milano da bere il rito dell’happy hour sarà un miraggio durante la Fase 2. E al ristorante servirà la liberatoria per prendersi la responsabilità di sedersi al tavolo con gli amici. «Per i locali la riapertura, che sia l’11 o il 18 maggio, è zoppa. Ma finché non sarà disponibile il vaccino adotteremo tutte le misure anti-contagio per continuare a vivere la socialità in sicurezza», dice Fabio Acampora, vicepresidente dell’associazione dei pubblici esercizi di Milano (Epam), titolare di otto locali, fra ristoranti e lounge bar.
Come cambierà l’aspetto del ristorante?
«Il principio è il distanziamento fra un tavolo e l’altro di circa due metri per garantire anche il passaggio dei camerieri. I coperti saranno quindi dimezzati, ma non stravolgeremo l’arredo per non perdere l’identità. C’è poi l’ipotesi di barriere in plexiglass, stile separé».

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Cosa ne pensate?
«Preferiamo ridurre i tavoli. Ma per i ristoranti poco spaziosi le barriere saranno indispensabili».
Come accoglierete i clienti?
«Con il saluto di benvenuto e buon appetito per farli sentire a proprio agio in una situazione inedita. Poi, dovremo misurare la temperatura corporea, segnare nome, cognome e cellulare di tutti gli ospiti per rintracciarli qualora si rilevi un problema di contagio. Se i clienti, preferibilmente non più di quattro, fanno parte della stessa famiglia ci sono meno problemi, perché già vivono momenti di contatto. Ma qualora fossero amici è più complicato».
Quindi?
«Stiamo pensando di far firmare una liberatoria con la quale le persone accettano di accomodarsi insieme agli altri commensali».
Cambiano gli orari?
«Non si aspetterà più il tavolo in piedi, creando mini-assembramenti. Sarà necessaria la prenotazione con orario da rispettare, oltre all’introduzione del doppio turno, finora impopolare, con due fasce per cenare: quella delle 19,30 e l’altra delle 21,30».
I bar come si organizzeranno?
«Sono banditi happy hour con il buffet al bancone e caffè consumati al volo. I clienti dovranno sedersi ai tavoli interni o all’aperto, ben distaccati, e saranno i camerieri a servire. Non mancherà l’aspetto conviviale, anche se il distanziamento non favorirà la socialità, che sta alla base delle nostre attività. Sarà dura».
Cosa sperate?
«Apriamo per accendere Milano, ma le previsioni sono di un calo del fatturato del 70 per cento nella Fase 2; tra un anno perdite del 30 e fra due, forse, andremo a regime. La speranza è che l’estate invogli la ripresa, anche se abbiamo messo in conto che la fascia degli over 60-65 stenterà ad uscire».
Aumenteranno i costi?
«Cercheremo di mantenere gli stessi listini, ma le materie prime, come frutta e verdura, saranno più costose. Faremo il possibile. Anche per l’igiene».
Racconti.
«Il personale indosserà mascherina e guanti e i clienti potranno togliere le protezioni solo al proprio tavolo».
L’igiene dei locali?
«Sanificheremo prima di riaprire e poi pulizia quotidiana straordinaria delle superfici da contatto, facendo attenzione a cucina e pietanze. Per il bagno, invece, pensiamo a dispenser automatici che spruzzeranno l’igienizzante».
La ripartenza è in salita. Cosa chiedete come aiuti?
«Il Comune ha annunciato agevolazioni sulla tassa di occupazione del suolo, noi vorremo anche la possibilità, dove possibile, di allargare i dehors. La sospensione dell’Imu fino a fine anno e la riduzione della Tari, perché produrremo meno rifiuti».

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