L'esperienza del pilota viterbese Daniele Soffietti: quarantena a Dubai e aerei a terra. «Volare mi manca»

Daniele Soffietti
di Marco Gobattoni
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Venerdì 24 Aprile 2020, 19:13
Gli aerei sono a terra, i piloti a casa ad allenarsi con corsi online e dove possibile attraverso i simulatori. Daniele Soffietti, pilota viterbese che lavora per una grande compagnia aerea del Medio Oriente, sta vivendo la sua personale quarantena a Dubai. Lui vive nella città degli Emirati Arabi Uniti da quattro anni, dopo una carriera comunque giovane ma già vissuta in giro per il mondo, o meglio per i cieli, davanti la cloche di quei bestioni affascinanti e per qualcuno paurosi. L'irruzione del coronavirus ha stravolto anche le abitudini e soprattutto l'economia del trasporto aereo mondiale: Boeing e Airbus sono fermi sulle piste; bloccati negli aeroporti in attesa che il virus allenti la presa. «Sono chiuso in casa da oltre un mese - racconta durante la videochiamata il pilota viterbese - per fortuna ho con me la mia famiglia con i miei due figli che riesco a godermi appieno. Il mio è un mestiere che mi porta spesso in giro per il mondo: sto sfruttando questo tempo per riposare e godermi le persone care, anche se volare è la mia passione e mi manca». Secondo calcoli economici, la pandemia, potrebbe terremotare il trasporto aereo mondiale: si stimano perdite complessive di posti di lavoro, compreso l'indotto, per 25 milioni di unità. «Secondo me sopravvivranno soltanto le compagnie aeree più forti e quelle in cui ci sarà l'intervento diretto degli stati. Le low cost come Ryanair e Easyjet hanno forti quote di mercato e si salveranno; per il resto sarà un bagno di sangue. La mia compagnia è solida: conta 30 mila dipendenti e quasi cinquemila piloti: a fare la differenza secondo me sarà il prezzo del petrolio; se rimarrà basso come adesso per un medio-lungo periodo sarà una salvezza per molti, visto che nell'immediato futuro i voli saranno con meno passeggeri e con costi dei biglietti inevitabilmente più alti». Soffietti, da quando gli aerei sono fermi a terra, non ha perso un euro: negli Emirati Arabi Uniti non esiste la cassa integrazione e le compagnie sono abbastanza forti per stipendiare appieno i propri dipendenti. «Mi ritengo fortunato ma penso ai tanti, soprattutto ai miei amici italiani, che magari stanno affrontando questo periodo chiusi in casa senza avere certezze economiche». La quarantena a Dubai è dura come in Italia: poche concessioni e libertà di movimento molto limitate. «Attraverso un'applicazione telefonica, si inoltra direttamente una richiesta alla polizia per spostarsi - rivela il viterbese - la risposta arriva poco dopo sullo smartphone. Le esigenze sono quelle solite: lavoro, salute e spesa. Qui i contagi viaggiano al ritmo di 500 al giorno ma il numero dei decessi - in virtù della giovane età media della popolazione - è molto basso. Sanità? Qui il sistema è di alto livello ma è totalmente privato: tutti hanno un'assicurazione personale, ma nel casa in cui si contragga il coronavirus le cure vengono elargite gratuitamente». Ieri - per i mussulmani - è scattato il Ramadan, il mese della preghiera e del digiuno. «Sarà un Ramadan particolare: le moschee sono chiuse e si potrà pregare soltanto in casa. In più saranno vietate le cene familiari che si fanno dopo il tramonto: per i mussulmani sono una grande tradizione a cui dovranno rinunciare causa coronavirus». Soffietti e la sua famiglia invece, dovranno rinunciare per un po' all'Italia. «Non ci sono voli per venirci e poi non potremmo. L'Italia e Viterbo sono casa mia: mi mancano, ma quando tornerò sarà ancora più bello».
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