Coronavirus, imprese e sindacati: patto per la Fase 2

Un'industria tessile
di Federico Fabrizi
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Martedì 21 Aprile 2020, 12:15
PERUGIA -  Da un lato battono sul quando: presto. Dall’altro rimarcano il come: sicuri. Imprese e sindacati trattano le linee guida della ripartenza. La governatrice Donatella Tesei sta nel mezzo e media.
I numeri inquadrano l’Umbria come prima regione “in uscita” dal contagio del coronavirus. Emblematico quel “più uno”, un solo nuovo caso positivo in Umbria, per giunta da fuori regione, nel bollettino di ieri. Il dato in realtà va preso con le pinze, poiché riferito alla giornata di domenica quando sono stati analizzati solo 391 contro gli oltre mille delle giornate precedenti, ma è il trend a piazzare l’Umbria in pole position. L’attestato di “Covid quasi-free” arriva dall’Osservatorio nazionale sulla salute coordinato dal prof di Igiene e consulente di Palazzo Chigi Walter Ricciardi: Cuore verde in prima fila accanto solo alla Basilicata. Stessa posizione riconosciuta da uno studio della Fondazione Gimbe (specializzata nella ricerca scientifica sulla sanità) che ha misurato la prevalenza, cioè il tasso di casi per 100mila abitanti e l’incremento percentuale. L’Umbria risulta più avanti delle altre, quindi la più pronta a ripartire.
Ieri pomeriggio è andato in scena un lungo colloquio a distanza tra lo staff della presidente e i segretari delle principali sigle sindacali. È fissata in calendario la data X: venerdì video conferenza allargata, virtualmente ospitata a Palazzo Donini, tra i rappresentati del mondo produttivo e i sindacati per arrivare ad un patto sulla ripartenza. Il riferimento sul tavolo è il modello Alcantara: lo stabilimento chimico di Narni ha messo in atto da giorni un sistema dettagliato di regole per gestire il “re-opening”. Tra le principali proposte: termoscanner prima di timbrare il cartellino e test sierologici almeno ogni 15 giorni a tutti i dipendenti a carico dell’azienda, controllati dal medico interno, insieme ovviamente a distanze di sicurezza e protezioni individuali.
La giunta regionale punta a scrivere una serie di linee guida condivise, inserite dentro la cornice delle regole nazionali, e da cui far derivare accordi settore per settore. I sindacati battono su due punti chiave: niente riapertura senza accordo e un ampio paragrafo sui controlli.
Il nervo scoperto rischiano di essere le piccole imprese, perché se il sistema, anche dei controlli, può reggere bene nelle aziende più grandi, dove può essere tenuto sotto controllo, con i piccoli è un’altra storia. Tra le ipotesi c’è il coinvolgimento degli enti bilaterali, ad esempio nell’artigianato, per eseguire i controlli.
«Il fatto di essere vicini all’azzeramento dei contagi è frutto di un approccio ligio e corretto dei nostri cittadini e di una gestione dell’emergenza fatta con scelte precise e puntali - spiega la governatrice Tesei - ora dobbiamo continuare sul rispetto delle disposizioni sociali e sanitarie, ma proiettati verso una ripresa delle attività economiche e, passo dopo passo, di quelle più strettamente sociali, va in questa direzione la collaborazione con l’Università, la Prefettura, le parti sociali e datoriali».
NEGOZI CHIUSI PER LE FESTE
E ieri è arrivata la decisione della Regione di chiudere tutte le attività commerciali, gli esercizi di vicinato, le medie e le grandi strutture di vendita e i centri commerciali per tre giornate: sabato 25 aprile 2020, domenica 26 aprile e venerdì primo maggio 2020.
LA POLEMICA POLITICA
Intanto la questione ripartenza diventa un caso anche politico. «Via al pacchetto di aiuti per imprese e turismo, la Regione è pronta per la Fase 2. Complimenti a Donatella Tesei e a tutta la sua squadra».
A stretto giro la replica del commissario del Pd Walter Verini: «Salvini pare ancora in campagne elettorale... questo risultato lo si deve innanzitutto agli umbri».
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