Coronavirus, a 92 anni guarito dal Covid19, nonno torna a casa e festeggia con pecorino e vino rosso

Coronavirus, a 92 anni guarito dal Covid19, nonno torna a casa e festeggia con pecorino e vino rosso
di Ilaria Bosi
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Lunedì 20 Aprile 2020, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 11:33

Zampetto di maiale, pecorino e vino. Rigorosamente rosso. È questo il sorprendente menu che nonno Nazzareno ha chiesto per il suo ritorno a casa, venerdì scorso. L’eccezionalità sta nel fatto che il nonno in questione, conosciuto come Lello, ha 92 anni ed è rientrato nella sua residenza di San Giovanni di Baiano, nelle campagne di Spoleto, dopo 31 giorni di ricovero in ospedale. Già perché il 92enne è riuscito a sconfiggere a mani basse il coronavirus e ora sembra pronto a riprendersi la sua vita.

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Ricoverato per circa tre settimane nell’ospedale di Perugia, gli ultimi giorni di degenza li ha trascorsi in quello di Pantalla, dove ha effettuato la riabilitazione. Al suo rientro a casa, ad attenderlo c’era l’intera famiglia. La moglie Ernesta, 87 anni, anche lei guarita dal coronavirus, cui era risultata positiva seppure asintomatica. Poi i figli, nipoti e familiari tutti, che aveva atteso quel momento con il fiato sospeso per settimane. Nonno Lello, infatti, non ha potuto comunicare con nessuno nei primi giorni di ricovero. Successivamente, una volta trasferito a Pantalla, ha sentito ogni tanto telefonicamente i suoi congiunti. Videochiamate? Neanche a pensarci. Nazzareno è un uomo vecchio stile e allo smartphone preferisce il vecchio, ma sempre funzionante, telefonino di una volta. Quando uno dei figli gli ha chiesto: “Papà come stai?”. Lui ha risposto risoluto, quasi a voler declassare il pericoloso virus che ha combattuto e vinto: “Adesso va tutto bene, figli miei, ma mi raccomando: non prendete freddo che questa influenza è proprio brutta!”.

Poi la richiesta: “Per cena mi andrebbero zampetto di maiale e pecorino. Intanto apriamo una bottiglia di rosso, cosi brindiamo”. Tempra e forza d’altri tempi, del caso della famiglia di nonno Nazzareno si era parlato nelle settimane scorse, quando uno dei figli aveva scritto una lettera aperta al sindaco Umberto De Augustinis, per illustrare la grave situazione che stavano attraversando. Con il papà in ospedale e la mamma positiva, anche se asintomatica, la famiglia si era sentita abbandonata: “Dobbiamo accudire la mamma, che non è autosufficiente e non abbiamo alcun presidio di protezione. Siamo costretti a prendercene cura indossando i sacchi dell’immondizia e le cuffie da doccia, oltre alle mascherine che qualche vicino di casa generoso ci ha lasciato al cancello”. Tempo pochi giorni e la macchina dell’intervento si è attivata, con l’arrivo della Croce Rossa e dei vari dispositivi di sicurezza. Ora l’incubo è davvero finito.

 
 



 
 
 

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