Flop del piano contenimento dei cinghiali a Roma nord: «Catturato un solo animale»

Le bestie vengono telenarcotizzate
di Stefania Piras
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Sabato 18 Aprile 2020, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 12:55

Bilancio esiguo per il programma di contenimento dei cinghiali avviato da Roma capitale nell'area nord della città, nella riserva dell'Insugherata. É stato catturato in due giorni solo un esemplare di 30 chili, quindi presumibilmente piccolo e non adulto, mentre un altro è scappato. Il risultato è stato che vicino alle abitazioni in questi giorni sono comparsi cinghiali spaventati. Nella pagina Facebook di un comitato di quartiere della Cassia è stato postato infatti un video dove si vede un piccolo gruppo di cuccioli di cinghiale che trotterella sulla strada accanto a un'auto parcheggiata.
Il problema dei cinghiali nella Capitale è noto, anche a Roma sud. Anche in tempi in cui il traffico non subiva restrizioni ci sono stati episodi di romani aggrediti e minacciati da cinghiali in libertà che spesso, attirati dai rifiuti che stazionano dentro e fuori i cassonetti per giorni, scendono a farsi un giro.

«Questo è il risultato dell'intervento sui cinghiali di ieri notte, sono scappati tutti verso le abitazioni, adesso erano all'interno del mio condominio di via Panattoni, impauriti e anche pericolosi con i cuccioli che non sapevano dove scappare. Complimenti ottimo lavoro», ha scritto l'utente che ha girato il video con il telefono. Il problema dell'incolumità pubblica è evidente: «Ce li ho dentro casa - scrive preoccupato l'utente -  è bene che si sappia che è stato fatto un intervento non solo non risolutore ma a mio parere ha peggiorato la situazione, fino a ieri non si erano MAI spinti fino qua». Giovedì infatti era stato emanato l'avviso su «alcuni interventi a salvaguardia della pubblica incolumità derivanti dalla penetrazione e dalla circolazione di cinghiali all’interno della Riserva Naturale dell’Insugherata, in area confinante con Via Italo Panattoni»

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Perchè è stato attivato il piano di contenimento? Quando ci sono problemi di ordine pubblico e soprattutto di incolumità pubblica, quindi quando i cinghiali vengono a contatto con la popolazione, le autorità hanno a disposizione diversi strumenti per agire. Ma tutti devono avere un unico obiettivo: contenimento del surplus degli esemplari che vuol dire anche abbattimento e macellazione destinata all'uso alimentare o incenerimento. Ci sono due protocolli che guidano questi percorsi: uno sottoscritto da Regione, Coldiretti, Legambiente e Federparchi in cui la telenarcosi non è prevista ma si usano gabbie, si attirano gli animali e si catturano. Con questo metodo si prendono circa 300 ungulati all'anno.

E poi ce n'è un altro di protocollo, recente, redatto dal Campidoglio con Città metropolitana e Regione e che è stato applicato in questa circostanza, lo scorso 16 aprile. In sostanza la polizia provinciale agisce come se si fosse in presenza di una tigre scappata da un circo che gira per la città. Perché in questo protocollo tra i vari strumenti a disposizione si prevede la teleanestesia: la possibilità di sparare a distanza un farmaco per addormentare l'animale e poterlo catturare. É un metodo contrastato dagli animalisti che stanno raccogliendo firme per fermare l'operazione. La telenarcosi, ci ha spiegato il presidente di Roma natura Maurizio Gubbiotti che opera nella riserva dell'Insugherata, è a tutti gli effetti una pratica veterinaria. Se si applica in modo sbagliato la bestia non si addormenta e diventa di difficile gestione. Un altro problema è il farmaco che si inietta: per il maiale ad esempio non esistono farmaci riconosciuti, cioè sostanze di cui è possibile sapere l'esatto periodo di latenza nella bestia una volta iniettate. Per i cinghiali esiste, la miscela è preparata dal servizio veterinario, come prescrive il protocollo, ma bisogna comunque essere certi di quanto tempo rimane nell'animale che dopo l'abbattimento va messo in quarantena, in caso di consumo alimentare. Altrimenti il corpo del cinghiale deve diventare un rifiuto, né più né meno.  

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«Ci sono i secchioni pieni di rifiuti sulla Cassia, come credete che arrivino i cinghiali? Devono tenere pulite le strade invece di organizzare battute di caccia quando le persone sono in casa senza potersi muovere», dice Alfredo Parlavecchio comandante delle Guardie Zoofile Noa. 
Nel protocollo, certo, poi ci sarebbe scritto infatti che il Comune «si impegna in tutti i modi a evitare la presenza di rifiuti organici e non su tutto il territorio cittadino». E qui, cinghiali o no, il problema è noto. 
 





 

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