Coronavirus, Cascata delle Marmore a rischio. L'appello: «Riaprite l'acqua»

Coronavirus, Cascata delle Marmore a rischio. L'appello: «Riaprite l'acqua»
di Beatrice Martelli e Vanna Ugolini
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Sabato 18 Aprile 2020, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 10:11

TERNI L’acqua è vita, e questo è vero più che mai quando si parla della cascata delle Marmore, risorsa di primaria importanza per il territorio ternano; ma da quando ci sono di mezzo le misure attuate per contrastare il Covid-19, in ballo non ci sono soltanto il turismo e lo statuto simbolico della cascata, ma le sorti di un intero ecosistema, prezioso, complesso e delicato, da tutelare. La riflessione è nata dalla segnalazione da parte di alcuni cittadini che hanno trovato un gran numero di pesci luccio morti nel Nera, la cui causa potrebbe essere identificata nella scarsa portata di acqua del fiume. La cascata, infatti, dal 12 marzo scorso è stata chiusa, «per evitare sprechi e disincentivare il turismo durante l’emergenza Coronavirus»; l’apertura, adesso, avviene solo per due ore, di notte, due giorni alla settimana.

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Secondo Roberto Venanzoni, che si occupa di botanica ambientale e applicata al’Università di Perugia ed è stato direttore del Centro di Educazione Ambientale della cascata, bisogna essere assai prudenti. «Mantenere un’apertura giornaliera con costanza è auspicabile» spiega. «È un ecosistema fragile ed interessante, si pensi solo al fatto che ci sono ben 96 specie diverse di muschi! Alcune specie, in particolare, hanno un ruolo fondamentale per la costituzione del travertino, la “roccia madre” della cascata, perché contribuiscono al processo che porta alla formazione del calcare; la vita di queste varietà di muschi è legata a fattori, come la nebulosità, che dipendono dall’attività tipica della cascata». Senza dimenticare, inoltre, che il sito in questione è un habitat «prioritario», tutelato dalla direttiva europea, a conferma del notevole valore naturalistico. Un appello ascoltato, tanto che da oggi, 18 aprile, la cascata sarà aperta almeno per un'ora al giorno.«Per quanto riguarda il turismo» spiega il consigliere comunale Michele Rossi, che ha rivolto l’attenzione alla questione, «le ore di chiusura saranno recuperate quando finirà la pandemia, tenendo aperto magari tutto il giorno invece delle solite tre ore.
 



Ma per quanto riguarda la preservazione dell’ecosistema sarà sufficiente questo getto minimo? Valutare le conseguenze di queste prime aperture è importante, monitorando con l’aiuto di tecnici anzitutto la flora, la fauna e il costone roccioso, per scongiurarne possibili deterioramenti». L’equilibrio del biosistema, infatti, si basa sui ritmi artificiali che nel corso degli anni hanno modellato e custodito la vita di piante e animali, e che in questo periodo ha subito un cambiamento repentino e piuttosto drastico: potrebbe quindi essere necessario un prolungamento dell’apertura, considerando anche il progressivo aumentare della temperatura.

Di questo avviso è Gianni Di Mattia, di Legambiente Terni: «Dobbiamo essere sicuri che si tratti di un’apertura sufficiente a garantire la qualità dell’ecosistema, dato che si tratta di una diminuzione consistente. Se questo infatti può avere dei riscontri positivi sul fronte del lago di Piediluco, che con la cascata chiusa conquista acqua e quindi maggiore qualità ambientale, un ecosistema delicato come quello della cascata più di altri ha bisogno che le eventuali variazioni siano distribuite nel tempo, graduali». La richiesta di Michele Rossi è stata accolta dall’amministrazione comunale, nell’attesa di salvaguardare in ogni modo il «salto d’acqua più bello e più alto d’Europa».

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