Coronavirus, il futuro degli aeroporti: intelligenza artificiale e plexiglass

di Mauro Evangelisti
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Sabato 18 Aprile 2020, 00:00
Come cambieranno gli aeroporti fino a quando non sarà vinta la battaglia contro il coronavirus? A Fiumicino ieri ci sono stati appena 29 decolli, il traffico è diminuito del 95 per cento. Ed è un susseguirsi di dispenser con gel disinfettante, termoscanner per misurare la febbre, controlli di sicurezza con i passeggeri ben distanziati. Per il futuro s’immagina, non solo a Roma, un aeroporto con molto plexiglass, per separare, ad esempio, i passaggi ai controlli dei passaporti, molte mascherine, ma soprattutto ricorso alla tecnologia che eviti il rapporto umano: dunque biometria e riconoscimento facciale sempre più diffusi.

Sarà sempre più l’uomo, il passeggero, che dialoga con la macchina, con lettori ottici, sistemi di telecamere, ma soprattutto con l’intelligenza artificiale. Sull’aereo, per garantire condizioni di sicurezza, s’inseguono varie ipotesi: lasciare il sedile di mezzo sempre vuoto o, come sta facendo su alcuni voli Emirates a Dubai, test sierologici prima di partire per i passeggeri. L’altro giorno il direttore operation di Aeroporti di Roma, Ivan Bassato, spiegava: servirà tempo, ma siamo pronti a ripartire, con gradualità e avendo al primo posto la sicurezza medica e sanitaria.
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