Titolo, "La realtà non può essere questa", e i proventi saranno destinati agli ospedali di Napoli. «Abbiamo iniziato a pensare al testo ognuno da casa propria, come tutti siamo costretti a fare da settimane», racconta Edoardo Bennato. Un lavoro a quattro mani: «Qualche settimana fa inviai a mio fratello Eugenio una mia ballata con armonica e chitarra. All’inizio io le canzoni me le canto in finto inglese...Poi Eugenio ha scritto un testo bellissimo». Versi che hanno l'aura della poesia, ma che vanno dritti al cuore, che fanno breccia nelle singole realtà domestiche delle persone perché raccontano il tempo sospeso di una vita sotto lo spettro dell'epidemia. «La realtà è tutta in questa stanza - cantano - nella rete che annulla ogni distanza, la realtà è fuori dal balcone, nella rete che diventa una prigione...».
«Mentre ne “L’isola che non c’è” si parlava con un velo di malinconia e quasi rassegnazione dell’Utopia, dell’isola irrangiungibile e del sogno irrealizzabile - riflette Edoardo Bennato - stavolta il tema è la realtà: la realtà che stiamo vivendo, e dobbiamo cambiarla....
in meglio.... ma dobbiamo necessariamente cambiarla». E cantano, Edoardo e Eugenio, «La realtà è tutta l’illusione di chitarre che suonano da sole nel silenzio di nessuna festa, e quest’amore non può esser virtuale ha bisogno di parole, di parole sussurrate...».
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