Il giudice ha stabilito che gli atei e gli agnostici hanno, dunque, lo «stesso diritto paritario dei fedeli delle diverse religioni di professare il loro credo "negativo"» ed è «vietato discriminarli nella professione di tale pensiero» del quale possono fare libera propaganda, con l'unico limite - valido per tutti - di non offendere «la fede altrui».
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