Mauro Russo: «Da Marracash a Club Dogo, ora vi parlo del mio dark movie "Cobra non è"»

Il regista di "Cobra non è", Mauro Russo. Il film su Amazon Prime dal 30 aprile
di Leonardo Jattarelli
5 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Aprile 2020, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 16:29
Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, il giovane Mauro Russo, salentino,  classe '81, già a sei anni stava incollato alla tv a «divorarmi» i film di Lucio Fulci e Mario Bava. Poi, giovanissimo, inizia la carriera di videomaker e viene chiamato per videoclip d'autore in campo musicale. Infine, ora, il salto nel lungometraggio con Cobra non è, interpretato da Gianluca di Gennaro, Denise Capezza, Nicola Nocella, Federico Rosati, Roberto Zibetti... ma non solo. L'opera prima andrà in onda su Amazon Prime il 30 aprile e promette scintille.

Allora, iniziamo dalla fascinazione  per horror e poliziotteschi
«Ho sempre amato i film di genere Anni Settanta-Ottanta, quelli che praticamente non ci sono più soprattutto in Italia mentre resistono in America. Ecco, Cobra non è vuole essere anche un omaggio al poliziottesco e all'exploitation made in Italy. Una passione che ho avuto fin da ragazzino ma mai avrei immaginato che un domani mi sarei messo dietro la macchina da presa per un lungometraggio di questo tipo. Ci sono delle super idee sempre al limite della realtà».


Il primo incontro con il mondo dei videoclip?
«Ho iniziato undici anni fa in forma amatoriale ma da otto anni li produco professionalmente. Sono sempre stato un po' casinista: prima Lettere Moderne all'Università, poi mi sono iscritto al Dams a Bologna ma ho frequentato i primi due anni per poi passare ad una Accademia perché avevo bisogno di fare più pratica. Erano gli anni di pasaggio dalla pellicola al digitale, una rivoluzione che non è stato facile affrontare da subito».

E poi è arrivata la musica
«Avevo fatto un video super amatoriale per i Boomdabash, poi sono arrivati i Sud Sound System che mi hanno fatto fare il primo videoclip con una major. Ero ancora agli inizi, più in là sono arrivati il rapper leccese Aban, le collaborazioni con Marracasch e Club Dogo. Era l’inizio dell hip hop italiano. Sono andato avanti e ho sperimentato con quasi tutti i musicisti del settore...mi manca solo Vasco Rossi. E' stata una palestra fondamentale per lanciarmi nel mondo del cinema».

Complicato il passaggio al lungometraggio?
«Sinceramente il salto l’ho avvertito poco, avendo nel frattempo degli impegni abbastanza pesanti che non ho mai interrotto. Ogni tanto, mentre giravo, mi chiamavano per due tre video a settimana. Insomma, si è trattato di una lavorazione frazionata ma davvero affascinante». 

Allora, parliamo della storia di Cobra non è
«Si tratta di una crime comedy con elementi pulp che si sviluppa in una notte. Racconta di Cobra e Sonny, rapper e manager cresciuti nel degrado di chissà quale periferia, che hanno trovato negli anni il loro riscatto attraverso la musica. Per risollevarsi da un imminente fallimento, dopo anni di successo, Sonny, all’insaputa del suo assistito, ottiene un appuntamento con un’importante casa discografica e riesce a convincere il capo della major di una fantomatica collaborazione di Cobra con uno dei DJ producer più richiesti: Lazy B. Questo, contattato dal manager, accetta di entrare in sala di registrazione, ma all’ultimo momento, dopo un incontro per definire il tutto, cambia idea, aumentando la propria richiesta economica. Cobra scopre che Sonny ha già contattato un vecchio amico d’infanzia, l’unico disposto a concedergli un prestito: l’Americano, divenuto ormai un criminale. Dopo le varie rimostranze del rapper, che ormai è a un bivio della propria vita, i due giungono nella villa dell’Americano. L’uomo accorda il prestito ai due, ma in cambio chiede un favore: consegnare una valigetta a un uomo... Il seguito lo dovrete scoprire su Amazon».



Come è nata l'idea?
«Inizialmente il film si intitolava La vita è una puttana e poi muori. Ma quando sono andato al Ministero con questo titolo ho capito che avrei dovuto cambiarlo. C'erano tutte storie tipo amore di quà, amore di là, passioni, sentimenti. Mi chiesero se il mio fosse un film a luci rosse. Ero a Roma e stavo lavorando con il rapper Noyz Narcos a dei videoclip. Avevo letto un breve racconto di Wad Caporosso dal quale con Propaganda Agency abbiamo preso spunto per Cobra non è che si è ispirato anche al testo di un famoso rapper Usa, Nas».

Nel film la presenza della musica è fondamentale?
«C’è n'è molta sì, ma non si tratta di una vera e propria colonna sonora. Diciamo che fa da contorno. Il protagonista rapper ha sempre in testa dei suoni, delle melodie. Ci sono basi musicali che fanno nuovere il film e un brano in particolare,  Nemico della nazione di Santiago che allude al protagonista, diventato famoso con questo brano. E ancora inserti originali e strumentali. Poi ci sono diversi musicisti, Elisa, Max Pezzali, Clementino, Tonino Carotone, i videomaker Il Pancio ed Enzuccio che fanno parte del cast...».

In che senso?
«Hanno dei veri e propri ruoli. Ad esempio,  Elisa e Max sono due motociclisti, Clementino fa il poliziotto. Ma non posso dire di più. Abbiamo girato quasi sempre nel Salento e qualche giorno sul mare vicino Roma».


Ha nuovi progetti? 
«Sto per uscire con un “corto” horror tutto in inglese,  s'intitola Naike e prende spunto dalle nuove scarpe tecno, quelle che si chiudono a comando».  

Quanto è stato importante l'apporto di Amazon per il suo film e in generale, come vede il futuro del cinema su piattaforma?
«Le piattaforme erano già una grande risorsa prima di questa maledetta pandemia. I cinema stavano già  andando a morire. Così invece si può continuare a lavorare, girano un sacco di serie e di film ed è un superbene. Soprattutto ora che la gente deve restare in casa. Speriamo ovviamente che tutto questo inferno virale finisca al più presto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA